Christopher e la colonia perduta è un racconto lungo di Cristiano Pedrini, spin off della saga di Christopher Lowen, lo stagista della Casa Bianca che dopo essersi innamorato del presidente degli Stati Uniti Lawrence Lawton è divenuto per tutti “il first gentlemen” dopo che la loro unione è stata ufficializzata. Una saga che rielabora secondo la personale visione dell’autore il topos letterario della ragazza di umili origini che si innamora del principe, con un ragazzo al posto della ragazza e un leader repubblicano al posto del monarca.
Nel racconto, tutto questo resta sullo sfondo, anche se compaiono personaggi della saga come Elisabeth, la “body guard” personale di Christopher e nel finale lo stesso Lawrence.
Il racconto è ispirato dalla passione dell’autore per le isole e i fari. Siamo a fine ottobre, vicini alla notte di Halloween, e Christopher accompagnato da Elizabeth al termine di un tour tra la Virginia e la Carolina del Nord, approda all’isola di Roanoke, sulla costa nordorientale. Roanoke è stata una delle prime colonie inglesi negli Usa, alla fine del Cinquecento, ed è nota per un fatto ancora avvolto nel mistero: i coloni sbarcati nel 1587 erano scomparsi al ritorno, dopo tre anni, del governatore inglese White, così come i soldati a guardia dell’isola. Non furono ritrovati cadaveri. Le ipotesi avanzate nei secoli sono andate da un’integrazione dei coloni con gli autoctoni a quella fanta-scientifica di un rapimento alieno.
E proprio a Roanoke, nella notte di Halloween, Christopher rimasto da solo incontra un bambino che sembra proveniente da un viaggio nel tempo, Joshua. Abita solo in una casa isolata e dice che tutti, compresi i suoi genitori adottivi, i Sullivan, sono svaniti nel nulla….
Sogno, suggestionato dal racconto ascoltato alla presentazione di un libro, o realtà?
Il racconto di Cristiano Pedrini, anche se il protagonista è Christopher, è totalmente autonomo dalla saga del First Boy e privilegia l’anima più gotica e fantasy della scrittura dell’autore, appassionato di fari e di isole semi-deserte, nelle quali spesso ambienta i suoi libri. Le atmosfere brumose e cupe ben si addicono al periodo della festa celtica di Sahmain, quella che segna il passaggio dal tempo della luce a quello del buio e delle ombre.
La nebbia che avanza e nella quale i coloni si dissolvono ricorda quella di un noto classico cinematografico del genere horror, The Fog (Nebbia Assassina).
Come sempre, un’accurata post-fazione storica rievoca il mistero di Roanoke.
Un racconto comunque autoconclusivo, molto suggestivo e che sicuramente affascinerà gli amanti dell’horror e del fantasy.
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