"Satana" non è un nome: è un titolo, e come tale può essere ceduto. Lucifero sente che l'Inferno non è più il suo posto e ha bisogno di nominare un successore. Il primogenito Akab, colui a cui spetta tale onere, non appare però interessato a regnare: Demone dell'Arte, dedito al vino e alla poesia, la sola aspirazione di Akab è divenire umano e vivere fra i mortali. Offeso dal suo atteggiamento ribelle, Lucifero recide le sue ali e lo esilia sulla Terra, dove scoprirà che la libertà può essere una cieca illusione. E dove Akab, come suo padre prima di lui, conoscerà la Magnolia Bianca.
Mani rugose cingono le sue. Mani vecchie e stanche, artritiche e tremanti, su un palmo fermo che le fa riposare. Una alla volta, le dita scheletriche vengono accarezzate e tenute calme, immobili; richiede molto tempo e molta pazienza, ma lui, di tempo, ne ha da vendere. Lei no. Dicono che l’amore sia altruismo, ma Lucifero nei suoi occhi non legge un invito a lasciarla morire ora e ad andare avanti per la propria strada; legge solo amore, e tenerezza, e la richiesta muta di restarle accanto. Come quell’albero di magnolie che hanno piantato venti, trenta, quarant’anni prima – cos’è il tempo per chi ha l’eternità?
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