Quattro anni. Per quattro anni non avevo fatto altro che sognare il suo viso, le sue mani, la fredda trasparenza dei suoi occhi, che pure sapevano trasmettere un calore in grado di sciogliermi l’anima! E adesso lo avevo di fronte a me. Riuscivo finalmente a vedere il suo viso! Era così vicino che, con un solo passo, avrei potuto posare la fronte sul suo petto e cancellare, in un istante, tutto il tempo in cui avevo desiderato incontrarlo ancora e, tuttavia, non avevo fatto altro che nascondermi da lui. Un unico passo. Sarebbe bastato poco.
Lui mi guardava senza tradire, in apparenza, nessuna emozione, eppure riuscii a notare la lieve accelerazione del suo respiro, gli occhi che non riuscivano a staccarsi dai miei, le labbra dipinte di nero leggermente dischiuse. E io, mentre il cuore mi esplodeva nel petto, spargendo i suoi frammenti acuminati in ogni angolo della mia anima, compresi che per me non era cambiato niente. Che, dopo quattro anni, l’amavo ancora dolorosamente e che avrei potuto sacrificare qualsiasi cosa per lui.
Azalel sfruttò la forza del vento e la spinta impartita dalle correnti ascensionali: volava posizionandosi più o meno al centro della colonna d’aria, si lasciava sollevare fino al suo vertice, poi planava verso una nuova colonna, dove assecondava l’accelerazione verticale della corrente. Sapevo, perché lo avevo scoperto durante le mie ricerche in rete negli anni passati, che avrebbe potuto volare così per chilometri e chilometri senza mai fermarsi, come gli uccelli migratori. Ma io non avrei mai resistito. Per mia fortuna, il viaggio si rivelò essere davvero piuttosto breve. Il lato negativo della cosa, però, fu che l’ultima parte era in picchiata. Un’impressionante caduta all’apparenza senza fine che sembrò risucchiarmi gli organi interni come un vorace buco nero. Nel momento in cui Azalel chiuse le ali, avvertii la forza di gravità che imprimeva velocità ai nostri corpi, lottando con la resistenza dell’aria. […] Sospettai che lui avrebbe raggiunto e, forse, addirittura superato la sua velocità critica, ma quando pensai che entro pochi secondi sarei svenuta per lo shock, le ali si aprirono di nuovo; diedero qualche colpo, poi planarono sulle correnti discendenti. Quando toccammo terra quasi non me ne accorsi, troppo presa dai postumi dell’esperienza più sconvolgente della mia vita.
Continuava a indossare le maschere che, di volta in volta, lo […] rendevano il perfetto innamorato e l’ingannevole amante. Le mie maschere invece erano solo due: la vulnerabile Lyan che avrebbe rischiato tutto per lui e la Lyan che, invece, avrebbe lottato con le unghie e con i denti affinché il Generale non la soggiogasse. In quella dura danza di maschere e personaggi che si alternavano ogni giorno, […] avrei voluto tanto capire quale delle maschere indossate da entrambi corrispondesse alla realtà. Ma sperai di non doverlo scoprire in un modo troppo doloroso.
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