mercoledì 8 dicembre 2021

Segnalazione Romanzo - UN AMORE INCANCELLABILE. RITORNO di Daniela Tess

 





Respiro Readers

vi segnaliamo

l' uscita 

del romanzo dell'autrice italiana Daniela Tess.










TITOLO: Un amore incancellabile. Ritorno

AUTRICE: Daniela Tess

CASA EDITRICE: Self Publishing

SERIE: Un Amore Proibito #1

GENERE:  Romance Storico

PAGINE: 376

PREZZO EBOOK: 2.99 ( 0.99 Promo)

PREZZO CARTACEO: 11.99

DATA USCITA : 8 Dicembre  2021




Inghilterra, 1830

Eve è la giovane figlia del potente duca di Tresham. Ha vissuto per anni in un collegio per giovani aristocratiche, lontana dagli affetti e dagli scandali. È buona, generosa, innocente, come lo era sua madre Alyce. Tornata in seno alla sua famiglia, si prepara al debutto in società, sognando un uomo fedele e altruista, che la ami e la sposi. Incontra invece Richard, marchese di Stanton: scuro, pericoloso, con due occhi di ghiaccio. Lui è tutto ciò su cui l’hanno messa in guardia fin da bambina. Lui è chi non dovrebbe mai guardare e a cui un’innocente come lei non dovrebbe rivolgere neanche parola: libertino, cinico, edonista. Un uomo che non ha il matrimonio tra i suoi obiettivi. Soprannominato il figlio del diavolo, nasconde più di un peccato e di un segreto. Può un angelo innamorarsi del diavolo? E può il diavolo, desiderare un angelo? Tornano gli eredi dei Tresham in un nuovo, appassionante capitolo: passioni, tradimenti, colpi di scena, segreti inconfessabili...amori
incancellabili.




Richard la conduceva nella danza sicuro, forte, autorevole. Eve si lasciava condurre, sostenuta dalle forti braccia di lui. Sperava di non inciampare e di non essere goffa. Aveva la ricorrente tentazione di guardare i propri piedi, di contare i passi. Non aveva mai ballato così stretta a un uomo, a pochi centimetri dal suo torace, dal suo viso, dal suo respiro. Lui si accorse del suo disagio: «Cosa avete? Rilassatevi, vi guido io. Sembrerebbe quasi che non abbiate mai ballato un valzer prima…»

Era ammutolita, ma cosa le stava succedendo? Non era mai rimasta a corto di argomenti. In quel momento rimpianse la sua poca esperienza nella vita “di società” e nell’arte del corteggiamento. Non sapeva cosa rispondergli. Come avrebbe voluto essere più esperta e sofisticata, chissà come rideva di lei, dentro di sé! Chissà come doveva sembrargli sciocca! Si scosse, dopotutto era una Tresham e parlò per spezzare quel silenzio e l’incantesimo di quegli occhi.

«Non sono a disagio» mentì. «È che non mi sono mai trovata prima in una situazione così sconveniente».
«Perché vi sembra una situazione sconveniente? Cosa c’è di così ambiguo?»

E la guardò sfidandola a dirgli la verità. Lei alzò il viso e lo fissò, raccogliendo la sua sfida. «Innanzitutto siamo troppo vicini, non siete alla dovuta distanza».

«Davvero?» I suoi occhi brillavano: era divertito, rilassato ma allo stesso tempo vigile, come un predatore. Lei si umettò le labbra. Quegli occhi di ghiaccio seguirono quel movimento e rimasero a fissare la sua bocca. La sua voce si fece più bassa e roca mentre le chiedeva: «E dove vi hanno insegnato qual è la giusta distanza? Nel collegio che avete frequentato?»
«Cosa ne sapete voi?»

Era seccata dalla sua ironia. «Non mi conoscete; non sono stata neanche degna di esservi presentata, come invece altre nobildonne qui presenti».
Lui rise, una risata piena, soddisfatta. Eve vide di nuovo quella luce, quel lampo ed ebbe ancora l’irritante sensazione che lui conoscesse dei segreti che lei ignorava, che la conoscesse meglio di quanto lei conoscesse se stessa.
«Dato che ho presentato i miei omaggi solo alla contessa di Langley ne deduco che vi riferiate a lei. Cos’è, siete gelosa? Mi lusingate. Se avessi saputo che mi stavate aspettando sarei venuto molto prima. Non avrei fatto passare tutto questo tempo…»
Era sempre più confusa. Lui diceva cose incomprensibili, era impudente, sfacciato e faceva allusioni che non era sicura di capire. In quel momento provava l’impulso di schiaffeggiarlo e di togliergli quel sorrisetto soddisfatto dal viso. «Ma cosa dite? Non siate ridicolo» rispose con la massima alterigia che riuscì a simulare. «Vi facevo semplicemente notare che non eravamo stati adeguatamente presentati; se siete un nobile, come sembra, sapete benissimo che è scandaloso rivolgere la parola a una dama che non si conosca, figuriamoci chiederle un ballo».
La fissò con uno sguardo penetrante. «Allora perché avete accettato il mio invito? Perché non mi avete rifiutato?»
«Come potevo farlo? Non volevo creare uno scandalo e poi non umilierei mai nessuno con un rifiuto pubblico».
Richard si irrigidì, premette un po’ più forte le dita lunghe, forti, scure, sulla spalla candida di lei. «E’ solo per questo che avete accettato? Perché vi ho fatto pena? Sono molte le cose che voglio da voi e la pena non rientra tra queste, non offendetemi».
«Non voglio offendervi, sto solamente dicendo la verità. Vi sarete accorto che stavo per ballare con il duca di Welbourne, voi vi siete messo in mezzo, a quel punto cosa dovevo fare?»
«Mentite». Adesso il tono di lui era basso, vibrante di collera e delusione a malapena trattenute. Eve capì di aver ferito il suo orgoglio. In parte le dispiaceva ma l’aveva spinta lui a dire quelle parole, con il suo fare arrogante ed autoritario. Cercò comunque di rimediare, almeno in parte «Non dovete offendervi: in fondo, io non so chi siate e perché abbiate voluto danzare con me»
«Oh sì che lo sapete» le sussurrò sul collo. «Ve l’ho già detto: ho voluto ballare con la donna più bella della sala, con la debuttante più affascinante. Volevo stringervi tra le braccia». I suoi occhi ora mandavano lampi, le sue parole erano dure, sembravamo minacce. «Se fosse per me, ora sareste attaccata al mio torace e respirereste la mia stessa aria».

Eve arrossì, di nuovo; con quell’uomo era impossibile non farlo, non rispettava le più elementari regole della decenza. Le diceva cose intime, scandalose, come se lei fosse la sua donna, come se gli appartenesse.
«Volevo avervi ad un centimetro e vedere da vicino se il vostro viso era così sconvolgente, la vostra pelle così perfetta, le vostre labbra così tentatrici…»
Era scioccata. Nessuno le aveva mai parlato con tanta violenza e al contempo tanta passione. Tremava per l’intensità di quello sguardo, per quella luce che aveva scorto nei suoi occhi…desiderio? Non ne era sicura, eppure…sembrava. Lei, dal canto suo, aveva i sensi sconvolti: la sua pelle fremeva, le sue narici erano sature del profumo di lui, un misto di colonia e virilità. «Non dovreste parlarmi così, non sta bene. Mi state mancando di rispetto. Noi non siamo né amici né fidanzati, non siamo nulla l’uno per l’altra. Non so neanche il vostro nome».
«Oh, vi prometto che presto saremo molto di più che semplici conoscenti; queste sono solo stupide formalità e sciocche regole. Comunque, visto che ci tenete tanto…sono Richard Glainsbourgh, Marchese di Stanton, per servirvi».
«Siete un marchese? Non lo sapevo; io sono…»
«So chi siete».
Lei rimase stupita. «Come fate a saperlo?»
«Ero nella sala da gioco quando siete arrivata, vi ho visto e vi ho riconosciuta. Siete più donna, ora, più matura. Il vostro viso ha acquisito maggior espressività e dolcezza, il vostro corpo è maturato; siete sbocciata in un bellissimo fiore e avete mantenuto le promesse di quando vi ho conosciuta, sei anni fa».
«Sei anni fa? Ma dove, come?» chiese confusa.
«Non vi ricordate di me? Eppure io non ho mai potuto dimenticare il vostro volto…ragazzina».





A grandi falcate si diresse verso l’angolo della sala dove c’erano le ragazze che avevano poche possibilità di danzare, ritenute poco “appetibili” sia per una scarsa avvenenza che per mancanza di dote, cosa che le collocava automaticamente fuori dal mercato matrimoniale. Non era la prima volta che si recava lì. Spesso aveva invitato alcune di quelle giovani donne, non certo bellissime o ricche, perché potessero divertirsi come le altre. Non avendo interesse particolare nei confronti di nessuna, poteva scegliere più liberamente una compagna per le varie danze o scegliere di non danzare affatto, come spesso era accaduto. Appena si avvicinò a quel nutrito gruppo, sentì molteplici occhi speranzosi posarsi su di lui. Non bastasse il suo titolo o la sua ricchezza, era la sua avvenenza a far sì che raccogliesse molti consensi tra le nobildonne. Sapeva di essere bello, con due genitori come i suoi non poteva essere altrimenti ma la sua bellezza, per lui, era quasi un fastidio, era un qualcosa che lui non apprezzava più di tanto volendo dimostrare di essere prima di tutto un uomo degno di raccogliere l’eredità del duca di Tresham. Diede un’occhiata distratta. Si sentiva un po’ in colpa per quello che stava per fare ma d’altronde sarebbe stato uno scambio equo. A lui serviva una compagna discreta, con cui ballare semplicemente senza necessità di dover parlare. La lei in questione avrebbe avuto l’occasione di ballare con l’erede di Tresham invece di fare da tappezzeria. Questo calmò la sua coscienza. Guardò le probabili candidate e il suo sguardo si posò su ognuna di loro per un breve momento. Era deciso ad invitarne una qualsiasi ma poi, dopo averla sfiorata con lo sguardo tornò sull’unica, forse, che non lo stava guardando speranzosa, anzi, sembrava quasi terrorizzata alla prospettiva di essere notata. Simon ne fu colpito; chi era quella donna che non ambiva a danzare con lui? La guardò meglio. Sicuramente era una nobildonna impoverita costretta a fare da dama di compagnia. Si avvicinò e notò un corpo informe, nascosto da un vestito grigio tortora molto accollato. Non si vedeva un solo lembo di pelle nuda; era quella vestita più miseramente e in maniera meno vistosa. Inoltre aveva coperto i suoi capelli con un’orribile cuffietta; sul viso portava degli occhiali che la facevano sembrare un topo di biblioteca. Sorrise tra sé: proprio quello che faceva al caso suo, una donna bruttina, scialba, che non avrebbe fatto domande né intavolato una conversazione. Si avvicinò e vide che parlottava con una sua vecchia conoscenza, la baronessa Rodelsky. Ottimo, poteva ottenere una presentazione. Salutò la baronessa. «Lady Roslyn, posso chiedervi di presentarmi la vostra amica? Non credo di conoscerla».
Le gentildonne presenti smisero di parlare dietro ai ventagli e lo fissarono. La delusione era presente in molte di loro; anche la baronessa era evidentemente delusa ma decise di fare buon viso a cattivo gioco. «Ma certo Lord Simon, vi presento la mia dama di compagnia, Celeste Bowman». La donna in questione ancora non lo guardava, era come se, fingendo di non essersi accorta di nulla, potesse farlo sparire. Lui ebbe il dubbio che non fosse molto sveglia, comunque insisté. «Signorina Celeste, è un piacere conoscervi. Potrei avere l’onore di ballare con voi il prossimo valzer? Sempre che non siate impegnata» si affrettò ad aggiungere. Quella precisazione fu da gentiluomo; tutti sapevano che in quell’ala sostavano le donne meno affascinanti e ricercate, era quindi molto probabile che fosse libera. La dama si voltò finalmente verso di lui; a Simon sembrò un cerbiatto spaventato. Per un momento temette che volesse rifiutarlo ma poi, in un sussurro appena accennato, rispose semplicemente «Onorata milord» e posò una mano sulla sua. Simon, soddisfatto, la strinse per condurla a ballare. Camminarono insieme, vicini, lei con la testa bassa e lui che cercava di scrutarla e vederla in viso. Gli mostrava solo quella vecchia cuffia orribile. Si misero al centro della sala; il ton stava spettegolando e chiedendosi cosa gli fosse saltato in mente di invitare quella poverina, avendo trascurato delle vere e proprie bellezze. Quella donna, intanto, alzò leggermente la testa ma rimase a fissare la spilla che chiudeva il suo fazzoletto. Simon cominciava a perdere la pazienza, era così goffa. Le strinse la mano meravigliandosi di quanto fosse morbida e affusolata poi le mise un braccio dietro la schiena per avvicinarla a sé. Rimase colpito dalla perfezione del corpo e dalla vita sottile che andò a stringere ma fu nulla rispetto ai due occhi turchesi che finalmente fissarono i suoi, occhi che neanche quel paio di occhiali riuscivano a nascondere del tutto; occhi bellissimi, grandi, chiari, orlati da lunghissime ciglia; occhi che contrastavano con tutto il resto. Fu colpito non solo dalla bellezza di quelle due perle rare e preziose, che stridevano miseramente con il resto, ma anche dall’intelligenza e dal candore che vi scorse. Rimase sorpreso e, per un attimo, senza parole. Intanto il valzer attaccò e lui sentì l’insopprimibile esigenza di stringere quel corpo flessuoso più vicino a sé; la sentì irrigidirsi, mentre tremava con la mano nella sua.









Daniela Tess è una lettrice compulsiva e una scrittrice di romances. Vive a Roma, della cui storia è un’appassionata. Ama viaggiare, adora l’estate e il mare, elemento che ritiene un toccasana per il suo spirito, un naturale antidepressivo. Sogna una casa con terrazzo dove far spaziare lo sguardo e dove inseguire le sue visioni. Sì perché da quando ha iniziato a scrivere non si è più fermata. Lei non “pensa” alle sue storie, lei le “vive” nella sua mente, le appaiono come film precostituiti. Può solo assecondarle e seguire i caratteri capricciosi dei personaggi che affollano la sua mente. Vorrebbe avere più tempo per leggere e “creare trame” ma è anche consapevole di amare i suoi alunni e ritiene l’insegnamento una “passione” a cui difficilmente potrebbe rinunciare. Vedere occhioni spalancarsi di curiosità ed entusiasmo è un’emozione irrinunciabile nonché una responsabilità grande e gratificante. L’avvicinamento alla scrittura è stato graduale. Dapprima Daniela è stata una lettrice onnivora, amante soprattutto di gialli e rosa. Dopo aver letto migliaia di romance, un bel giorno, in un forum, raccolse una sfida: avrebbe provato a scrivere una fan fiction storica, ambientata nell’Ottocento inglese. Il primo capitolo nacque come d’incanto…finalmente le sue fantasie avevano la possibilità di liberarsi e correre a briglia sciolta. Nel suo primo romanzo ha messo gli elementi per lei ideali di una storia: un’eroina bella, dolce, generosa e determinata a perseguire i suoi ideali e la felicità; un eroe forte, onesto, romantico e passionale; un amore contrastato, inaspettati colpi di scena e tanta introspezione psicologica. Daniela ama scavare nell’animo dei suoi personaggi, rivelarne l’anima nascosta. Nelle sue storie, ricche di “coup de theatre”, spesso nulla è come appare.







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