Verona, A.D. 1116
Durante una notte di eclissi, Marianna Alibrandi muore dando alla luce la piccola Elèna. Per Valente Di Grandi, padre della bambina, la colpa è di una crudele maledizione. In quella infausta notte, Valente crea una pietra oscura, simbolo di tutto ciò che Elèna stessa dovrà tenere a bada per evitare di scatenare qualcosa che vada al di là di ogni regola terrena.
L’abate guardiano Hector Von Richt, monaco della Compagnia di San Cristoforo, si trova a dover prendere un’importante decisione: sostenere o meno il papato e l’Ordine Templare in una nuova, devastante crociata. Le sue cicatrici parlano di battaglie cruente, perdite indicibili e tradimenti nella Terra Santa, ma il suo spirito non si è piegato ai tormenti. La missione sarà infine affidata al fratello Faustus, che al suo ritorno mostrerà un’inquietante volontà nel sottomettere chiunque si trovi sulla sua strada. Plagiato dal misticismo e dal fanatismo, Faustus scatenerà una guerra interna alla Compagnia di San Cristoforo, scagliandosi contro Hector e gli uomini a lui fedeli. Dalla faida nascerà la Chimera, pronta a raggiungere il potere grazie a un mistico artefatto proveniente dalla città di Verona: la Pietra di Luna.
La sua pietra era mutata: oscura, dalle finiture cremisi, rispecchiava ciò che stavano vivendo in quel momento. La Luna di Sangue aveva marchiato la sua vita, uccidendo la moglie e donandogli una figlia maledetta.
La vista parve annebbiarsi, mentre un’ombra si avvicinava da lontano, quasi fosse timorosa. Era certo fosse la Morte, giunta per portarlo con sé. E da quello che riusciva a scorgere, ora che l’ombra era vicina e si rivelava, quello era il miglior trapasso che potesse desiderare.
Luminosi occhi verdi, incastonati in un volto celato da stoffe dal colore sgargiante, gli carpirono l’anima, attraversandola senza pietà. Lei abbassò le stoffe, rivelando il viso. Le labbra carnose pronunciarono una sola parola.
Norits’ bardzranal.
Risorgi.
Una bellezza disarmante, spiazzante, devastante: fu questo l’ultimo pensiero che Faustus riuscì a formulare, prima di chiudere gli occhi.
«Eccolo, il Guardiano che si erge a protettore della sua confraternita. Esci dal tuo antro di perfezione, Hector. La pace non appartiene a questo mondo, è il caos a governare. E noi ne siamo figli, devoti, amanti.»
«Ti hanno plagiato, fratello. Ma tornare nella congrega riuscirà a placare questo tuo tormento.»
«Io me ne nutro, Hector. Per governare il marcio del mondo è necessario un sacrificio. Ed io porterò a termine la mia missione.»
La mente scandì ripetutamente quel nome: Hector. Hector. Hector.
Non lo conosceva, non sapeva nulla di lui, ma quell’uomo, anzi quell’uomo di Dio, ora era suo marito.
Cosa hai fatto Elèna? Hai dimenticato la missione? Hai dimenticato la maledizione?
Poteva quasi udirla la voce alterata del padre, dispotica e severa. E lei, con quelle labbra tremanti, era pronta a rispondergli a tono. Sì, sì ed ancora sì. L’ho dimenticata, per un attimo, un solo misero attimo sono diventata padrona del mio destino, padre! Lasciatemi vivere questo attimo, perché sappiamo entrambi che non sarà eterno.
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