Rossana Lozzio è nata e vive a Verbania.
Ha pubblicato quarantacinque romanzi, ha curato la biografia di Alberto Fortis ed è presente in otto antologie di racconti brevi.
Cura e gestisce la FanPage Facebook e il profilo Instagram ufficiali di Teo Teocoli, gestisce il Blog “Gocce d’inchiostro rosa” dedicato al mondo del romance, si occupa di editing e di consulenza editoriale come freelance ed è stata Presidente dell’Associazione Culturale “L’albero delle fate”.
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«Che cosa significa?» replico di nuovo, come farebbe la più stupida di tutte le creature dotate di cervello esistenti sulla terra.
«Significa che sei libera di andartene, se non vuoi più stare con me» risponde, frugando nei miei occhi, apparendomi più stanco che mai.
Non ricordo di averlo mai visto così triste, forse, neppure quando venne a stare da me dopo il ricovero in ospedale, a seguito dell’attentato che avrebbe potuto costargli la vita, convinto che mi fossi messa con Teo.
«Libera di non fingere a favore di telecamere e di obiettivi fotografici, Eden… libera di vivere a Roma o a Milano o dovunque ritenga di sentirti a tuo agio, libera di fare quello che desideri con chi desideri, perché non sarò io a rendermi responsabile della tua infelicità. Lo capisci, spero, che potrei accettare qualsiasi compromesso tranne quello di assistere alla tua sofferenza che si trasformerebbe in risentimento nei miei confronti.»
***
Accolgo il bacio che pretende, forse per nutrirsi della speranza che non lo faccia attendere troppo e che, al mio ritorno, potremo ricominciare da qui e nel riscoprirne la morbidezza delle labbra, il sapore e quel trasporto che dicono che abbiamo bisogno l’una dell’altro, che ci piaccia o no, prendo atto che non è finita.
Che non finirà mai perché era destino che ci incontrassimo e abbiamo lottato tanto per accettarlo, arrendendoci alla forza di un sentimento che andrà oltre a qualsiasi decisione crederemo di prendere.
Glielo leggo negli occhi, lo avverto dal modo in cui mi accarezza sulla schiena, fra i capelli e dal dispiacere che glieli accende mentre lo costringo a smettere e ad allontanarsi.
***
Non posso permettere che se ne vada da qui, convinto che abbia smesso di amarlo. Aggiungerei al dolore e al senso di colpa, il rimpianto di non essere cresciuta, come donna e come persona, in questi splendidi sette anni che ho trascorso nella sua luce.
Tancredi osserva il mio gesto, immobile, a pochi passi da me e quando mi rimetto in piedi, i nostri occhi s’incollano e la tensione è tale e tanta da espandersi nell’intero locale.
Tremo come se fossi una foglia scossa dal vento, nell’istante che precede il distacco dal ramo di una pianta e la successiva caduta sul terreno.
Sento che sarà uno schianto e di non avere alcuna possibilità di salvezza.
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