Due adolescenti in bilico tra aspirazioni artistiche e vita reale vengono travolti da una storia bruciante e sofferta. Può un amore romantico trasformarsi in una trappola mortale?
Non vi era niente all’infuori di loro. Niente più poteva turbarli al mondo, niente di brutto, niente di bello. Il mondo stesso era scomparso. Esistevano solo loro li, e l’immensa felicità di poter stare insieme, stretti l’una all’altra.
E così, insieme scivolarono in un lungo sonno senza sogni. Perché il sogno era già la realtà.
Fu un flebile raggio di sole a risvegliarli, al mattino.
Nella mitologia greca, la Fenice è un uccello che si rigenera ciclicamente rinascendo dalle proprie ceneri, simbolo della continua rinascita della vita e della concezione “circolare” del tempo che caratterizzava l’antichità greco-romana.
La protagonista de “L’ultimo canto della Fenice” è Antea, una ragazza dai capelli rossi, una persona preziosa e speciale. Antea, che è siciliana, ama l’arte e la letteratura classica, ama dipingere, arte nella quale eccelle, è romantica e sognatrice, si sente completamente fuori posto in una società fredda e materialista. Una ragazza d’altri tempi, nata nell’epoca sbagliata.
Antea nell’etimologia greca significa “fiore”, ma anche ostinata e contraria. Così è lei, un fiore fuori posto, una ragazza del Rinascimento o dell’Ottocento calata nel mondo di oggi alla ricerca dell’Arte e dell’amore assoluto.
Antea è un’ottima pittrice e il suo maestro è il pittore Sior Bortolo. Il nome del personaggio di Agnese Messina ricorda un maestro di pittura del Cinquecento fiorentino, di quelli dove andavano “a bottega” coloro che poi sono diventati maestri della pittura.
Antea è fidanzata con Giorgio, un ragazzo molto diverso da lei, uno sportivo più che un’artista, una persona razionale e pratica quanto lei è romantica e sognatrice.
L’incontro con Ares rappresenta un cambiamento significativo della sua vita. In greco, Ares è il dio della guerra. E quell’incontro porterà scompiglio nella vita di Antea, passione e guerra insieme.
L’amore fra Antea e Ares è un romantico, passionale, assoluto. Sono due anime affini, si sono conosciuti sui banchi di scuola e già allora erano “diversi” rispetto agli altri compagni. Una diversità che nasce da una sensibilità fuori dal comune.
La felicità per Antea è alle porte: amore e arte, Ares condivide con lei la passione per la pittura. Ma Giorgio, a causa della malattia del padre, la ricatta moralmente e lei è troppo buona e sensibile per lasciarlo del tutto. Così prova a mantenere insieme entrambe le relazioni.
Fino a che un tragico evento inaspettato rischierà di tarpare le ali per sempre a questa ragazza speciale. Nella seconda parte, il romanzo d’amore assume in parte i toni del giallo e del thriller giudiziario.
Sarà l’ultimo volo della Fenice Antea o riuscirà a riemergere e rinascere dalla sua cenere come il fantastico uccello della mitologia greca?
L’ultimo canto della fenice di Agnese Messina è un testo davvero emozionante. L’autrice usa un linguaggio oserei dire più vicino alla letteratura romantica ottocentesca che ai romance contemporanei, delicato, aulico, romantico, ci trasporta in un mondo sognante estraneo alla realtà quotidiana, nonostante l’ambientazione contemporanea. Traspare tutto l’amore dell’autrice, biologa di formazione, per la letteratura e la mitologia classica.
I nomi dei personaggi principali, Antea e Ares, sono infatti simbolici, ripresi dalla mitologia greca e ricordano vagamente Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Il personaggio più “adattato” alla realtà di oggi è quello col nome più comune. Efficace anche l’intreccio fra la prima parte romantica e il finale da thriller giudiziario, sempre con toni molto drammatici da “classico”.
Una menzione speciale per la splendida copertina di Alessia Novella, che mi ha ricordato la fotografia del bellissimo film “La forma dell’acqua” di Guillermo del Toro.
L’ultimo canto della Fenice è un’opera di alto livello, consigliata soprattutto a chi ama i classici, ma assolutamente piacevole per chiunque, che mi ha tenuto incollato alla lettura dalla prima all’ultima pagina, come se vivessi personalmente le drammatiche e romantiche vicende di Antea.
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