venerdì 15 maggio 2020

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - E IL RESTO E' VITA di Maria Campanaro
















Gli psichedelici Anni Ottanta, le luci e le ombre del mondo della musica e della moda fanno da cornice a una passione impossibile e alle sue ripercussioni nel tempo sulle vite dei protagonisti.





Il romanzo di Maria Campanaro si alterna a periodi descrittivi “soprattutto nell’incipit e nello svolgimento” a quelli in cui tutti i personaggi restano coinvolti in faide amorose familiari alla Beatiful. Kristel, una delle protagoniste, “la Brooks della situazione” per intenderci, è colei di cui quasi tutti i maschietti si innamorano. Stefano, il quale poi scopre di essere innamorato di Alba, figlia di kristel, probabilmente perché vede in lei una forte affinità con la donna che non ha mai potuto avere. Guido, il quale poi sposa la sorella gemella di Kristel poi Christiane, la rivale in amore di Kristel; e infine Enrico, l’uomo che riuscirà a diventare suo marito, che però viene lasciato, e in seguito riavvicinarsi a presunta di un’inconfessione da parte dell’uomo di un episodio del passato che le ha nascosto e per il quale Kristel addirittura tenta il sucidio, in seguito smentito nella narrazione da lei stessa, la quale non voleva affatto togliersi la vita, ma solo dormire e che quindi ha ingerito una dose eccessiva di sonniferi per cui finisce al pronto soccorso (?) Mi chiedo: “Ma la protagonista, donna a capo di un’agenzia famosa di fotomodelle, ecc è a conoscenza che se si assume una dose massiccia di barbiturici si rischia?”. Nell’insieme, devo dire che l’autrice comunque è stata molto abile a intrecciare le storie con le sottostorie, ma per come la vedo io, avrei preferito un romanzo meno descrittivo di cose superficiali tra cui capi firmati indossate dalle protagoniste, di nomi di vini e champagne e accessori di alta moda; diciamocela tutta, un po’ meno Beatiful, appunto e più naturale, molto antropico, visto con gli occhi della gente comune, perché questo mondo dorato descritto nel romanzo, credo che non faccia aggettare il lato interessante di tutta la narrazione. Faccio un esempio sui testi shakesperiani: leggerli annoia a morte, tuttavia hanno quei lampi di luce solo ogni tanto che ravvivano i suoi capolavori. (Sono d’accordo nel dover “vivere l’amore in tutte le sue declinazioni”, ma viverlo significa soprattutto dare ad esso una forma ben definita).
Per gli amanti del genere non resta che leggerlo...















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