Respiro Readers
vi segnaliamo il nuovo romanzo
dell'autore italiano AL.
TITOLO: Il tempo necessario per i pensieri
AUTORE: AL
CASA EDITRICE: Self Publishing
GENERE: Narrativa
PAGINE: 68
PREZZO EBOOK: 0.99
DATA USCITA: 1 Dicembre 2019
Esiste un luogo dove la solitudine imposta dalla società si scontra con quella per la ricerca di un contatto con la parte più intima di noi stessi. In questo spazio dei sogni si intraprende un viaggio astrale: lo sguardo sul mondo, ad occhi chiusi, può racchiudere un significato inaspettato.
Tutto quello che è la vita
Fino
a pochi minuti prima credeva che quelle azioni si sarebbero reiterate
senza fine. Invece ora, oltrepassate le porte scorrevoli, i suoni
della città erano l’elemento estraneo, ma tangibile, a conferma
che era tutto vero, la giornata di lavoro era terminata. La settimana
di lavoro era terminata, ma questo Matt non lo realizzò subito.
Anche se la pendenza di Market Street aumentava, la sua camminata
rimaneva decisa e costante, mentre la mente iniziava a sciogliere i
pensieri. Così, improvvisamente, iniziò a notare il ragazzo in bici
dall’altro lato della strada, un dépliant di un cabaret attaccato
ad un cestino e l’orario esposto all’ingresso del Whole Foods
Market; se faceva la spesa a fine giornata generalmente si fermava lì
a cenare quando il pensiero di farlo a casa, da solo, si trasformava
in inquietudine. Scorrendo distrattamente gli orari, che sapeva di
ricordare se si fosse concentrato un secondo, realizzò che giorno
fosse. Quello strano momento di piacere gli fece dimenticare
completamente il lavoro per dare spazio ad un pensiero, per lui, non
meno leggero, cioè la costruzione del weekend. Poiché trovarsi a
gestire tre sere e due giorni interi in totale autonomia gli
procurava quasi più preoccupazione di quando suonava la sveglia in
settimana. Era un arco di tempo lunghissimo, e avrebbe dovuto
scegliere da solo, ancora una volta, come impiegarlo.
Quando
iniziò a intravvedere l’incrocio con la colorata piazza dedicata a
Harvey Milk sapeva che tutto stava per assumere, senza dover far
nulla, un altro significato. Una volta oltrepassato il distributore
di benzina e la fermata del tram si entrava nel quartiere gay, dove
gruppi di ragazzi e ragazze indicevano spesso petizioni, auspicando
almeno in una firma, per qualche causa cara al mondo LGBT. Da quel
punto in poi Matt si sentiva a casa. Non che il resto di San
Francisco fosse discriminatoria nei confronti dei gay, anzi è una
delle città americane più progressiste, ma perché in quel
quartiere, in meno di un anno, aveva costruito rapporti di amicizia e
conoscenza che fungevano da sostituto d’amore, per il suo amore
lontano.
Fernando,
chiamato da tutti Nando, uscì fuori dalla libreria Dog Eared
aggrappandosi a Matt con un balzo da ballerino.
<<Hey
Nando, come stai?>>, mentre con una mano faceva scivolare la
bretella della tracolla per farla planare a terra.
<<Tesoro, ma non senti la canzone?>>.
Matt alzò le
mani ingrandendo un po’ gli occhi.
<<Ti
ricordo che questo siparietto serale fa ridere solo te per il fatto
che sbaglio ogni volta!>>.
<<Ah ah ah, tesoro abbassa
il livello di acidità! È venerdì e Heaven
Is A Place On Earth!>>.
<<Tu credi di avermi aiutato, ma no. Chi è…
Cher?>>.
<<Ah ah ah ah ah, sei fantastico!
Quando racconto di te a Miranda crede che tu sia una mia fantasia!>>.
<<Come… chi?!>>.
<<Miranda, la signora che aiuta mia madre nei lavori domestici,
perché…>>.
<<Scusa?>>.
<<Tesoro tranquillo, ho capito, è tutto ok! Ad ogni modo,
meglio che non ti dica a chi altri faccio vedere il tuo profilo
Instagram… mmh… comunque no, è Belinda Carlisle!>>.
<<Ah certo, che idiota a non averlo capito. Il timbro,
la vocalità, il sound anni…>>.
<<Non
hai la minima idea di chi stia parlando, vero?>>.
<<Ovviamente!>>.
<<E l’album
Heaven On Earth
compie trent’anni anni quest’anno… non c’è più rispetto per
i classici. Santa Cher da Malibu aiutaci tu! Ad ogni modo, che ne
dici stasera da me tranquilli per un film?>>.
<<Grazie Nando, ma so che vedere un film per te significa
chiamare altre venti persone per una serata a base di coreografie
musicali, alcol e ragazzi con indosso al massimo canotte
trasparenti>>.
<<Esattamente! Come nei
film!>>.
<<So che tu pensi che mi diverta
e che gli sguardi o gli apprezzamenti espliciti mi lusinghino, ma non
è così. E prima di un tuo sguardo di ammonimento sappi che ti
ringrazio e che…>>.
<<Ok, va bene,
fantastico! Vivi da recluso! Continua a frequentare quei locali etero
di musica elettronica, acid jazz o qualsiasi altra diavoleria si
inventino. Solo coppie etero, che si baciano poi! Eeeeh… ribrezzo,
fa tanto anni ’90!>>.
<<Nando, ti
prego…>>, disse Matt sospirando mentre l’altro mollava la
presa e iniziava a scendere dal suo corpo.
<<Ok,
ok! Ti ho trovato questa cartolina degli anni ‘80 di Cher
fotografata da David LaChapelle, così quando il tuo amato…
ritornerà… paleserà…>>.
<<Nando!>>,
lo riprese Matt alzando il tono in modo poco scherzoso e molto fermo.
<<Ok, ok, ragazzo bello e impossibile! Ti lascio
andare!>>. E con uno smack
tornò dentro la libreria, camminando all’indietro, con una mano
sul petto e l’altra asciugando una lacrima che poteva essere vera,
quanto di scena.
Osservando
la foto di Cher prima di riporla in una cartellina dentro la
tracolla, pensò che alla fine quel siparietto, che si ripeteva quasi
ogni sera, era il suo personale bentornato
a casa Matt. Differente era
invece il saluto di rito se c’erano Tom e Lukas dietro il bancone
dello Human Rights Campaign, sede un tempo del negozio fotografico di
Milk e ora store di vestiti e accessori per finanziare, con una parte
del ricavato, The Harvey Milk Foundation e la Harvey Milk Civil
Rights Academy. Quando entrò in quel negozio undici mesi fa, appena
arrivato a San Francisco, Tom gli chiese se stava bene e Lukas
rispose al posto suo: <<Dallo sguardo direi proprio di no. Qual
è la tua storia, ragazzo dallo spazio?>>. Così nel tempo,
rientrando dal lavoro la sera, se c’erano loro due in negozio,
raccontò un po’ alla volta i motivi che lo avevano portato in
America dalla lontana e per loro sconosciuta Tallinn, capitale
dell’Estonia. Ed era stata proprio la borsa di plastica scritta in
estone che gli aveva valso, da quel primo giorno, il soprannome di
ragazzo dallo spazio.
Così quella mezz’oretta la sera allo Human Rights Campaign tra una
“puntata della sua vita”, come la chiamavano Tom e Lukas, e
l’acquisto di qualche capo o accessorio, fungeva un po’ da spazio
di psicanalisi volontaria, come spesso si ripeteva. Quella sera
sbirciò dalla vetrata verso il bancone sulla destra, ma vide un
ragazzo che non conosceva, perciò proseguì. Oltrepassò l’incrocio
con la 19 Street, per poi girare a quello della 20 Street. La
pendenza aumentava di pari passo con il suo senso di spaesamento,
troppo rapidamente. In quella strada residenziale gli sembrava che
dietro la finestra di ogni abitazione ci fossero sempre due ombre. Da
un lato sperava che l’amore abitasse in quelle case. Che fossero
due donne, due uomini o un uomo e una donna per lui erano sempre il
simbolo di unione e condivisione della vita con chi si ama.
Dall’altro per lui risultava quotidianamente difficile convincersi
di aver trovato proprio il ragazzo con il quale formare una famiglia,
poiché la sua metà della luna era lontana; ogni venerdì gli
sembrava più lontana. Prima di raggiungere la nascosta scaletta
Douglas Stairs che lo avrebbe condotto nell’omonima strada si
interrogò, come ogni sera, per quanto avrebbe sopportato quella
lontananza forzata. Era stato un compromesso condiviso da entrambi,
ma Matt si era accorto presto che per lui non funzionava. Tuttavia
nulla al momento poteva essere cambiato, e l’unica certezza che lo
aspettava nella Grand View Ave, che iniziava a intravvedere, era la
loro casa vuota.
Un
ragazzo, ordinario, nato nel 1983. Adulatore del mare, adoratore
della musica.
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