mercoledì 11 dicembre 2019

Segnalazione Romanzo - IL TEMPO NECESSARIO PER I PENSIERI di AL








Respiro Readers

vi segnaliamo il nuovo romanzo

dell'autore italiano AL.










TITOLO: Il tempo necessario per i pensieri

AUTORE: AL

CASA EDITRICE: Self Publishing

GENERE: Narrativa

PAGINE: 68

PREZZO EBOOK: 0.99

DATA USCITA: 1 Dicembre 2019






Esiste un luogo dove la solitudine imposta dalla società si scontra con quella per la ricerca di un contatto con la parte più intima di noi stessi. In questo spazio dei sogni si intraprende un viaggio astrale: lo sguardo sul mondo, ad occhi chiusi, può racchiudere un significato inaspettato.







Tutto quello che è la vita


Fino a pochi minuti prima credeva che quelle azioni si sarebbero reiterate senza fine. Invece ora, oltrepassate le porte scorrevoli, i suoni della città erano l’elemento estraneo, ma tangibile, a conferma che era tutto vero, la giornata di lavoro era terminata. La settimana di lavoro era terminata, ma questo Matt non lo realizzò subito. Anche se la pendenza di Market Street aumentava, la sua camminata rimaneva decisa e costante, mentre la mente iniziava a sciogliere i pensieri. Così, improvvisamente, iniziò a notare il ragazzo in bici dall’altro lato della strada, un dépliant di un cabaret attaccato ad un cestino e l’orario esposto all’ingresso del Whole Foods Market; se faceva la spesa a fine giornata generalmente si fermava lì a cenare quando il pensiero di farlo a casa, da solo, si trasformava in inquietudine. Scorrendo distrattamente gli orari, che sapeva di ricordare se si fosse concentrato un secondo, realizzò che giorno fosse. Quello strano momento di piacere gli fece dimenticare completamente il lavoro per dare spazio ad un pensiero, per lui, non meno leggero, cioè la costruzione del weekend. Poiché trovarsi a gestire tre sere e due giorni interi in totale autonomia gli procurava quasi più preoccupazione di quando suonava la sveglia in settimana. Era un arco di tempo lunghissimo, e avrebbe dovuto scegliere da solo, ancora una volta, come impiegarlo.
Quando iniziò a intravvedere l’incrocio con la colorata piazza dedicata a Harvey Milk sapeva che tutto stava per assumere, senza dover far nulla, un altro significato. Una volta oltrepassato il distributore di benzina e la fermata del tram si entrava nel quartiere gay, dove gruppi di ragazzi e ragazze indicevano spesso petizioni, auspicando almeno in una firma, per qualche causa cara al mondo LGBT. Da quel punto in poi Matt si sentiva a casa. Non che il resto di San Francisco fosse discriminatoria nei confronti dei gay, anzi è una delle città americane più progressiste, ma perché in quel quartiere, in meno di un anno, aveva costruito rapporti di amicizia e conoscenza che fungevano da sostituto d’amore, per il suo amore lontano.
Fernando, chiamato da tutti Nando, uscì fuori dalla libreria Dog Eared aggrappandosi a Matt con un balzo da ballerino. 
<<Hey Nando, come stai?>>, mentre con una mano faceva scivolare la bretella della tracolla per farla planare a terra. 
<<Tesoro, ma non senti la canzone?>>. 
Matt alzò le mani ingrandendo un po’ gli occhi. 
<<Ti ricordo che questo siparietto serale fa ridere solo te per il fatto che sbaglio ogni volta!>>. 
<<Ah ah ah, tesoro abbassa il livello di acidità! È venerdì e Heaven Is A Place On Earth!>>. 
<<Tu credi di avermi aiutato, ma no. Chi è… Cher?>>. 
<<Ah ah ah ah ah, sei fantastico! Quando racconto di te a Miranda crede che tu sia una mia fantasia!>>. 
<<Come… chi?!>>. 
<<Miranda, la signora che aiuta mia madre nei lavori domestici, perché…>>. 
<<Scusa?>>. 
<<Tesoro tranquillo, ho capito, è tutto ok! Ad ogni modo, meglio che non ti dica a chi altri faccio vedere il tuo profilo Instagram… mmh… comunque no, è Belinda Carlisle!>>. 
<<Ah certo, che idiota a non averlo capito. Il timbro, la vocalità, il sound anni…>>. 
<<Non hai la minima idea di chi stia parlando, vero?>>. 
<<Ovviamente!>>. 
<<E l’album Heaven On Earth compie trent’anni anni quest’anno… non c’è più rispetto per i classici. Santa Cher da Malibu aiutaci tu! Ad ogni modo, che ne dici stasera da me tranquilli per un film?>>. 
<<Grazie Nando, ma so che vedere un film per te significa chiamare altre venti persone per una serata a base di coreografie musicali, alcol e ragazzi con indosso al massimo canotte trasparenti>>. 
<<Esattamente! Come nei film!>>. 
<<So che tu pensi che mi diverta e che gli sguardi o gli apprezzamenti espliciti mi lusinghino, ma non è così. E prima di un tuo sguardo di ammonimento sappi che ti ringrazio e che…>>. 
<<Ok, va bene, fantastico! Vivi da recluso! Continua a frequentare quei locali etero di musica elettronica, acid jazz o qualsiasi altra diavoleria si inventino. Solo coppie etero, che si baciano poi! Eeeeh… ribrezzo, fa tanto anni ’90!>>. 
<<Nando, ti prego…>>, disse Matt sospirando mentre l’altro mollava la presa e iniziava a scendere dal suo corpo. 
<<Ok, ok! Ti ho trovato questa cartolina degli anni ‘80 di Cher fotografata da David LaChapelle, così quando il tuo amato… ritornerà… paleserà…>>. 
<<Nando!>>, lo riprese Matt alzando il tono in modo poco scherzoso e molto fermo. 
<<Ok, ok, ragazzo bello e impossibile! Ti lascio andare!>>. E con uno smack tornò dentro la libreria, camminando all’indietro, con una mano sul petto e l’altra asciugando una lacrima che poteva essere vera, quanto di scena.

Osservando la foto di Cher prima di riporla in una cartellina dentro la tracolla, pensò che alla fine quel siparietto, che si ripeteva quasi ogni sera, era il suo personale bentornato a casa Matt. Differente era invece il saluto di rito se c’erano Tom e Lukas dietro il bancone dello Human Rights Campaign, sede un tempo del negozio fotografico di Milk e ora store di vestiti e accessori per finanziare, con una parte del ricavato, The Harvey Milk Foundation e la Harvey Milk Civil Rights Academy. Quando entrò in quel negozio undici mesi fa, appena arrivato a San Francisco, Tom gli chiese se stava bene e Lukas rispose al posto suo: <<Dallo sguardo direi proprio di no. Qual è la tua storia, ragazzo dallo spazio?>>. Così nel tempo, rientrando dal lavoro la sera, se c’erano loro due in negozio, raccontò un po’ alla volta i motivi che lo avevano portato in America dalla lontana e per loro sconosciuta Tallinn, capitale dell’Estonia. Ed era stata proprio la borsa di plastica scritta in estone che gli aveva valso, da quel primo giorno, il soprannome di ragazzo dallo spazio. Così quella mezz’oretta la sera allo Human Rights Campaign tra una “puntata della sua vita”, come la chiamavano Tom e Lukas, e l’acquisto di qualche capo o accessorio, fungeva un po’ da spazio di psicanalisi volontaria, come spesso si ripeteva. Quella sera sbirciò dalla vetrata verso il bancone sulla destra, ma vide un ragazzo che non conosceva, perciò proseguì. Oltrepassò l’incrocio con la 19 Street, per poi girare a quello della 20 Street. La pendenza aumentava di pari passo con il suo senso di spaesamento, troppo rapidamente. In quella strada residenziale gli sembrava che dietro la finestra di ogni abitazione ci fossero sempre due ombre. Da un lato sperava che l’amore abitasse in quelle case. Che fossero due donne, due uomini o un uomo e una donna per lui erano sempre il simbolo di unione e condivisione della vita con chi si ama. Dall’altro per lui risultava quotidianamente difficile convincersi di aver trovato proprio il ragazzo con il quale formare una famiglia, poiché la sua metà della luna era lontana; ogni venerdì gli sembrava più lontana. Prima di raggiungere la nascosta scaletta Douglas Stairs che lo avrebbe condotto nell’omonima strada si interrogò, come ogni sera, per quanto avrebbe sopportato quella lontananza forzata. Era stato un compromesso condiviso da entrambi, ma Matt si era accorto presto che per lui non funzionava. Tuttavia nulla al momento poteva essere cambiato, e l’unica certezza che lo aspettava nella Grand View Ave, che iniziava a intravvedere, era la loro casa vuota. 






Un ragazzo, ordinario, nato nel 1983. Adulatore del mare, adoratore della musica.




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