Respiro Readers
vi segnaliamo il primo romanzo della trilogia
dell'autrice italiana Daniela Tess.
TITOLO: Un amore proibito. Origini
AUTRICE: Daniela Tess
CASA EDITRICE: Self Publishing
SERIE: Un amore proibito #1
GENERE: Romance Storico
PAGINE: 375
PREZZO EBOOK: 0.99
DATA USCITA: 1 Agosto 2018
Alyce,secondogenita del conte di Rochford, è una giovane donna di una bellezza assoluta e perfetta, molto dolce, generosa ed attenta alle esigenze degli altri. Benché sia stata educata secondo i rigidi dettami della nobiltà inglese, è molto determinata e nasconde un’indole ribelle capace di non assecondare i desideri paterni, ma di combattere per realizzare il suo sogno d’amore.
Lucas, moro ed attraente, è uno stalliere che ha vissuto una vita di stenti e privazioni tanto da diventare duro e cinico.
Di poche parole, non crede nell’amore, ha un’aria tenebrosa ed è circondato da un’aura di pericolo.
Giorno
e notte, luce e ombra… potranno mai incontrarsi ed amarsi?
Capitolo
1
Inghilterra
1810
La
carrozza camminava veloce nelle strade di campagna dell’Hampshire.
Presto avrebbe fatto buio, ma la giovane donna che guardava il
paesaggio dal finestrino non vedeva l’ora di tornare nell’avita
dimora paterna.
Era
stata lontana tre anni… tre lunghissimi anni, prima a curarsi e poi
a ritrovare se stessa. Tre anni in giro per l’Europa, impegnata in
un tour che di solito facevano i suoi coetanei maschi, i rampolli
delle famiglie più blasonate d’Inghilterra.
Era
stata fortunata, di solito le giovani come lei non avevano la
possibilità di viaggiare così a lungo e vedere le meraviglie che
lei aveva visto: Roma, Firenze, Venezia, Parigi, Atene… città
meravigliose, piene di cultura, di arte, di bellezza… di vita! Ma
anche se aveva adorato ogni istante passato alla scoperta di tali
meraviglie, una sottile ma sempre presente nostalgia di casa l’aveva
accompagnata.
Ora
finalmente avrebbe rivisto i suoi cari. Chissà Arianne quanto era
cresciuta! E suo padre? Sperava che i suoi impegni nel Parlamento non
lo avessero stancato troppo. Sua madre sicuramente l’avrebbe
abbracciata e inondata di parole fin dal primo istante! E suo
fratello? Ci sarebbe stato anche lui? Molte, troppe domande le
affollavano la mente.
Un
leggero sorriso le increspò le labbra man mano che pensava a ciò
che l’attendeva a casa. Certo anche una sottile inquietudine si
mescolava all’eccitazione del rientro. Ormai aveva compiuto ventuno
anni; sarebbe dovuta essere già sposata e con un bambino.
Una
ruga le corrugò la bella fronte: chissà se suo padre aveva deciso
qualcosa in tal senso. Sperava di no, non era pronta a “fare il suo
dovere”. Non era pronta a sposare uno sconosciuto e dargli un
erede. Forse nel suo piccolo, ingenuo animo di bambina, ancora
credeva in un sogno. Anche dopo tutto quello che era successo ancora
pensava, sperava, di poter incontrare qualcuno… qualcuno che fosse
adatto a lei, che la apprezzasse, che la stimasse, che la amasse. Che
stupida che era! Che povera sciocca stupida! Possibile che il passato
non le avesse insegnato nulla? Irritata con se stessa tirò la tenda
del finestrino; meglio riposare.
Non
mancava molto ormai. Guardò la sua cameriera e sua zia, che aveva
condiviso quel viaggio con lei e le aveva fatto da “chaperon”:
come dormivano beate! Sorrise. Si sentiva felice e carica di attese
anche se di fronte aveva un futuro più incerto che mai.
Mellington
House, dimora del conte di Rochford
Era
arrivato finalmente! Fissò lo stemma della residenza del conte. Un
ciuffo ribelle dei suoi lunghi capelli neri gli scivolò sulla
fronte. Irritato se lo tolse dagli occhi. Doveva entrare e cercare
John Woods.
Varcò
il cancello e si incamminò a piedi attraverso il parco enorme, lungo
il sentiero di alberi secolari. Sentiva le gambe rigide e
indolenzite. Per risparmiare dei soldi non aveva potuto noleggiare
che un vecchio ronzino e neanche per tutto il viaggio! Un sorriso
amaro gli si formò sulle labbra. Era la storia di sempre, la storia
della sua vita, la vita di un figlio di nessuno, di “un bastardo”.
Ma perché continuava a prendersela? Non aveva forse passato gli
ultimi due anni tra umiliazioni, risse e privazioni di ogni tipo?
Forse qualcosa presto sarebbe cambiato o almeno lo sperava. Forte di
quel proposito accelerò l’andatura.
A
un certo punto, mentre si trovava vicino una siepe di bosso vide
arrivare una carrozza. Accidenti! Proprio ora che doveva recarsi
nelle scuderie per parlare con John! Si nascose e attese. Non voleva
testimoni al suo incontro con il vecchio amico del padre. Era
importante che nessuno lo vedesse o sapesse che si era recato lì.
Intanto
la carrozza si fermò davanti all’ingresso principale della ricca
dimora ottocentesca. «Alyce, Alyce… finalmente!» esclamò una
ragazza scendendo le scale di corsa. Non diede quasi tempo al
valletto di aprire lo sportello che si gettò tra le braccia di una
giovane donna.
«Tesoro,
sono qui! Sono tornata! Ari… come stai? Ma guardati! Quanto sei
cresciuta! mi sei mancata». Alyce sentì che la gioia del momento la
ripagava del faticoso viaggio.
«Anche
tu mi sei mancata moltissimo!».
Mentre
le due ragazze ridevano e piangevano insieme, il giovane uomo bruno
sorrise amaramente. Che scena patetica! Non avrebbe mai sopportato
gente come quella. Gente nobile, ricca, viziata, senza un problema al
mondo. Gente il cui massimo problema era quale vestito indossare alla
festa o scegliere l’accompagnatore della serata. Una fitta alle
gambe gli ricordò la sua stanchezza e con essa aumentò la rabbia. I
suoi occhi scuri divennero ancora più freddi ed enigmatici.
Mentre
cercava un modo per sgattaiolare nelle scuderie, la giovane donna
appena arrivata si voltò e per la frazione di un secondo lui rimase
senza fiato.
Capitolo
2
Mentre
parlava con la sorella (almeno lui presumeva fosse tale, vista la
straordinaria somiglianza), la giovane donna bionda, con un gesto
meccanico, si tolse il cappello.
Improvvisamente
per Lucas fu come ricevere un pugno nello stomaco: un ovale perfetto,
con un incarnato di porcellana, si rivelò a lui. Un viso a cuore,
incorniciato da lunghi capelli biondi che scendevano in morbidi
boccoli sulle spalle. Aveva gli occhi più azzurri che lui avesse mai
visto… sembrava un angelo.
Lucas
non credeva in sciocchezze come il Paradiso; era troppo cinico e
troppo vecchio per cullare ancora illusioni del genere ma in quel
momento pensò che se gli angeli avessero avuto un volto, sarebbe
stato quello. Era bellissima, la donna più bella su cui avesse mai
posato gli occhi. Si
riscosse, improvvisamente infastidito da se stesso e dalla piega che
stavano prendendo i suoi pensieri. Cosa diavolo stava farneticando?
Era venuto fin lì con uno scopo ben preciso. Doveva solamente
parlare con John e poi se ne sarebbe andato, pronto a tornare nella
fogna dalla quale era venuto. Non c’era posto nella sua vita per
sogni e sciocchezze simili. Aveva una missione da compiere e, fosse
stata l’ultima cosa della sua miserabile vita, l’avrebbe portata
fino in fondo.
Alyce
rabbrividì e si guardò intorno. Una strana sensazione si era
impadronita di lei. Perché aveva tremato? E perché sentiva di
essere osservata? Si guardò intorno ma non vide nessuno, tuttavia
quel brivido di consapevolezza non l’abbandonò.
«Aly,
che c’è? Hai freddo?»
«Non
è nulla Ari, davvero. Forse l’aria sta rinfrescando. Andiamo a
salutare nostra madre, va bene? Non vedo l’ora di riabbracciare lei
e nostro padre… stanno bene? Devi raccontarmi tutto, in fondo sono
tre anni che non ci vediamo». Le due sorelle salirono l’ampia
scalinata e si recarono in casa, le teste vicine, complici.
Sembravano molto felici.
Lucas
le guardò fin quando non sparirono in casa. Riscuotendosi da quella
pazzia, uscì dal suo nascondiglio e si avviò verso le scuderie.
Avrebbe trovato John e presto sarebbe tornato a Londra, ripeteva a se
stesso. Aveva guardato il sole e ne era rimasto abbagliato.
Un’esperienza inusuale per lui… e straordinaria per certi versi.
Ora poteva pure tornare nel buio.
Tenuta
di Mellington House
«Ragazzo
mio, che piacere vederti!!!» John lo accolse con calore ed affetto.
«Lasciati guardare! Quanto sei cresciuto! Ricordo quando eri un
frugoletto così…» e dicendolo, indicò con il braccio.
«Anch’io
ti trovo bene» rispose Lucas.
Era
vero, sembrava che per John il tempo si fosse fermato. Aveva ancora
un fisico asciutto, era abbronzato, forse a causa delle molte ore di
lavoro all’aria aperta e i suoi capelli castani erano solo
leggermente più radi.
«Qual
buon vento ti porta a Rochford House?» chiese intanto l’uomo.
«Mi
serve un lavoro» rispose «Mi serve subito e volevo sapere se tu
fossi a conoscenza di un posto libero, in qualche ricca tenuta nei
dintorni di Londra. So fare di tutto: stalliere, fabbro, maniscalco.
Mi arrangio e non ho paura della fatica».
Mentre
parlava con John, Lucas gli volse le spalle, timoroso che il vecchio
stalliere carpisse più di quanto lui fosse disposto a rivelare.
L’uomo
si grattò il mento, pensieroso. «Figliolo, sei fortunato! Proprio
oggi il ragazzo che accudiva i cavalli se n’è andato. Potresti
restare qui, come mio aiutante. Sai che ti tratterei come un figlio e
la paga è buona. Cosa ne dici?»
Nel
sentire quella proposta, Lucas si irrigidì. «Qui? Non lo so…»
Mentre
rispondeva, il pensiero corse, con suo sommo fastidio, a lei. Non
sapeva perché lavorare a casa di quel “raggio di sole” lo
infastidisse così tanto. In fondo, lei era “nulla”, una donna,
una delle tante, solo più inavvicinabile di altre… se anche lui
avesse voluto averci a che fare, cosa che davvero non desiderava.
«Fa’
come credi ma nessun padrone è così generoso come il conte di
Rochford, te l’assicuro» continuò John «E poi, come mai non
vorresti lavorare qui? Se è solo un lavoro che cerchi, dove
troveresti di meglio? A meno che tu non mi stia nascondendo
qualcosa».
L’uomo
lo guardò con sospetto, cercando di decifrare la maschera
impenetrabile che era il volto di quel ragazzo che conosceva fin da
bambino. Lucas si passò una mano tra i capelli, gesto che faceva
sempre quando era nervoso o quando prefigurava l’arrivo di una
catastrofe, come in quel momento.
«Ma
no John, cosa ti salta in mente? Che motivi dovrebbero esserci?
Volevo solo trovare un posto a Londra, mentre qui siamo in campagna.
Comunque so che durante “La Stagione” questi ricconi si
trasferiranno nella loro dimora londinese… non devono forse
“vendere” le loro figliole al miglior offerente? Comunque mi hai
convinto, resterò qui».
Cercava
di nascondere, con il sarcasmo, la crescente sensazione di disagio
che lo stava irritando e non poco. Lucas Smith non era un codardo,
non era mai scappato in vita sua di fronte a nulla, figuriamoci se
avesse cominciato a farlo ora. Per chi poi? Per una donna? Non doveva
preoccuparsi. Era lei, casomai, che avrebbe fatto meglio a non
incrociare mai la sua strada.
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