Respiro Readers
vi segnaliamo il romanzo
dell'autrice italiana Elena Genero Santoro.
TITOLO: Ovunque per te
AUTRICE: Elena Genero Santoro
CASA EDITRICE: Pubme Policromia
GENERE: Narrativa
PAGINE: 243
PREZZO EBOOK: 2.99
DATA USCITA: 8 Aprile 2019
La crisi economica tocca proprio tutti: Patrick, ingegnere informatico residente a Londra, reduce da una convalescenza, viene licenziato in tronco in seguito a una ristrutturazione dell’azienda. La moglie Futura, che lo vede depresso e insofferente, cerca di spronarlo in ogni modo, affinché lui ampli i suoi orizzonti professionali. Così lui accetta un incarico in un ateneo di Barcellona, ma sarà proprio Futura a farne le spese.
Ljuda, moglie di un ex seminarista, incinta del terzo figlio, perde il suo amato lavoro da commessa. Per ovviare accetta di collaborare con un telefono erotico.
Persino Mac, attore di Hollywood all’apice del successo e senza problemi di liquidi, è depresso: il suo matrimonio sta andando a rotoli e la sua carriera ha smesso di dargli soddisfazioni.
Manuela, spiantata e sfruttata dall’avvocata presso cui svolge il suo praticantato, decide di subaffittare il suo alloggio a uno studente che si rivela presto strafottente e dedito alle droghe leggere. Intanto cerca di portare avanti la sua relazione con Giovanni, che vive a Bruxelles per uno stage.
“Ovunque per te” è una commedia sentimentale e corale, a tratti ironica, i cui protagonisti sono tutti alle prese con un unico leitmotiv: la crisi nel mondo del lavoro.
Solo Daniela, estetista di paese, non risente della recessione, ma per trovare un equilibrio con Stefano dovrà comprendere quanto è difficile per un disabile vivere in un mondo pieno di barriere architettoniche.
Ljuda si presentò al colloquio per il posto da centralinista nel call center che le aveva segnalato Ketty. Se stavano cercando qualche schiavo da sfruttare, lei non si sarebbe tirata indietro.
L’omino che la esaminò, con un viso largo, bianco, burroso, però, sottolineò che la gravidanza avrebbe rischiato di essere un impedimento.
Quello alzò le spalle e si rigirò una biro tra le dita. «Lo dico per te. Purtroppo i nostri turni di lavoro non prevedono pause per la toilette. Nel momento in cui ti siedi, devi stare lì incollata per ore senza muoverti, e con quella pancia... Chissà che voglia avrai di andare in bagno.» Aveva una vocina flebile, melodiosa, quasi femminile.
«Ma, come?» obiettò lei. «Devo rispondere al telefono, non scaricare merci. In che senso la gravidanza potrebbe creare problemi?»
Ljuda corrugò la fronte e gli diede mentalmente ragione. Da quando era incinta doveva fare pipì di continuo.
«Davvero?» Gli occhi di Ljuda si accesero di speranza. «In che cosa consisterebbe questa mansione? Accetto qualunque incarico.»
«Però» proseguì l’uomo con un sorriso garbato «se hai davvero necessità di lavorare, una soluzione ci sarebbe. È un impiego in cui puoi rispondere al telefono da casa ed è anche abbastanza remunerativo.»
«Oh, bene. Sono contento che tu sia così collaborativa. Si tratta di un telefono erotico.»
Ovviamente, lei all’omino di burro aveva detto di sì. Che altra scelta aveva? Le sarebbero arrivate le chiamate direttamente sul cellulare e lei avrebbe messo a disposizione la sua voce per esaudire i desideri peccaminosi dei suoi clienti. Per la cronaca, si sarebbe chiamata Vanessa e nessuno avrebbe mai saputo che era incinta.
Certo che la Provvidenza di suo marito aveva uno strano modo di operare, e pure un bizzarro senso dell’umorismo. L’unico lavoro saltato fuori per la moglie incinta di un ex quasi prete era un impiego come porno telefonista.
Se Massimo fosse venuto a conoscenza di ciò in cui si stava impelagando, non avrebbe riso per nulla, tutt’altro. Avrebbe attaccato con la solita noiosa paternale moralista. Come se di morale si potesse campare.
In qualche modo avrebbe fatto, ma non poteva rinunciare a quei dannati soldi.
Il problema era non farsi scoprire da Massimo, e men che meno dai bambini. Come avrebbe giustificato la cosa? Come avrebbe potuto spiegare alle sue creature innocenti l’origine dei guaiti e dei sospiri che avrebbe rivolto alla cornetta?
Complicato ma fattibile: bastava fare attenzione. Era sufficiente organizzarsi con gli orari: al marito avrebbe detto di avere trovato in effetti un impiego come centralinista, ma non gli avrebbe mai confessato quale fosse la mansione.
Daniela comprese di aver tirato un po’ troppo la corda.
Immaginò di essere seduta su una carrozzina e individuò tutti i punti, che erano proprio tanti, in cui si sarebbe trovata in difficoltà se avesse dovuto cavarsela da sola. Ora capiva perché sua cugina Sonia tirava giù un mare di accidenti quando doveva raggiungerla spingendo il passeggino dei gemelli.
Percorrendo la strada ghiacciata tra il suo appartamento e l'edificio, poco distante, in cui svolgeva la sua attività di estetista, per la prima volta fece caso alla praticabilità dei marciapiedi. Un disabile a Buttigliera d’Asti non avrebbe avuto scampo: salite e discese del centro storico erano impraticabili. I marciapiedi, soprattutto quelli del centro storico, erano ridicoli, tant’erano stretti.
Il mondo a stento accoglieva le madri di famiglia, figuriamoci i paraplegici. Per l’integrazione di chi aveva un problema fisico non sarebbero state sufficienti un sacco di buone intenzioni, non sarebbe valso a nulla nascondersi dietro un velo di ipocrisia: ci sarebbero voluti più marciapiedi e più raccordi.




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