giovedì 11 ottobre 2018

NUOVE USCITE LIBROSE - MARSILIO EDITORI - 11 Ottobre 2018













LA CONTA

di Tamta Melasvili






Tutto accade in tre giorni. Un tempo breve, ma particolarmente carico di emozioni per Ninco e Topi. Tre giorni in cui le due amiche del cuore, tredici anni, con gli entusiasmi e le inquietudini di tutte le ragazze della loro età, imparano cosa significa vivere in una zona di guerra dimenticata dal mondo. Una lingua di terra dove sono rimasti solo i vecchi, le donne e i bambini. E allora bisogna essere sfacciate e scaltre, farsi venire in mente qualcosa, altrimenti non si arriva a nulla. Niente vestiti, niente sigarette, manca anche il latte per il fratellino che non smette di strillare. Ora le vecchie regole non valgono più. Perché la guerra non è solo una cosa da uomini. Intorno a Ninco e Topi è in atto un combattimento che non fa rumore, ma grava sulla loro vita come uno sfondo tetro e gli sottrae la leggerezza dell’amicizia, la normalità del quotidiano, le sorprese dell’adolescenza, facendole crescere troppo in fretta. Ispirato alla guerra civile che lacerò la Georgia negli anni Novanta, quello di Tamta Melašvili è un racconto di disarmante sincerità e immediatezza che, attraverso lo sguardo stupito di due ragazzine, mostra con una lingua sincopata e vivida l’insensatezza di ogni conflitto. 






Tamta Melasvili (1979) vive a Tbilisi, in Georgia, dove lavora come ricercatrice all’università, occupandosi di migrazione e studi di genere. I suoi racconti sono apparsi in numerose antologie. La conta, suo romanzo d’esordio, è stato acclamato dalla critica e ha vinto numerosi premi, tra cui il Saba, il più importante riconoscimento letterario georgiano.







LA RETE OMBRA

di Giovanni Ziccardi






In un’aula del Tribunale di Milano, Alessandro Correnti è pronto per discutere il processo più importante della sua carriera. Ha abbandonato i panni di Deus, uno degli hacker più famosi al mondo, e ha indossato di nuovo la toga per difendere la sua cliente Lara da un’incredibile accusa di omicidio. Al momento della sentenza, però, irrompe in aula Nemesys, il più noto e inafferrabile ladro d’identità cinese, che gli consegna una busta e uno strano rotore e poi scompare di nuovo nel nulla. Mentre Deus e il suo nuovo collaboratore, Massimo Foresta, cercano di comprendere un enigma che li porterà nella parte più buia e pericolosa della rete, uno stalker vendicativo e di grande esperienza li prende di mira. Fra droni che volano sui tetti di Milano e hacker cinesi in fuga, spie straniere e criminali senza scrupoli, poliziotti dal cuore buono e ricercatori di virus informatici, ex agenti del Mossad, visionarie studiose di diritto internazionale e affascinanti criminologhe, Correnti deve sfuggire a minacce mortali e proteggere a ogni costo informazioni che potrebbero cambiare il destino del mondo. Innescherà una guerra elettronica che colpirà senza pietà tutta la città e le sue infrastrutture critiche: la metropoli diventerà ben presto terreno di caccia per i più spietati hacker del pianeta. Questa volta Deus avrà bisogno di tutta la sua abilità di hacker per sopravvivere. Soprattutto, dovrà chiedere aiuto a personaggi che riteneva sepolti per sempre nel suo oscuro passato. Da uno dei massimi esperti italiani di cybercrimine, un avvincente techno-thriller che, sebbene a tratti possa sembrare fantascientifico, non fa che raccontare la realtà odierna delle nuove tecnologie.






Giovanni Ziccardi
(Castelfranco Emilia, 1969) è professore di Informatica giuridica presso l’Università di Milano; insegna Criminalità informatica al Master in diritto delle nuove tecnologie dell’Università di Bologna. Coordinatore scientifico del Centro di ricerca in Information Society Law (Islc), è componente del Comitato sicurezza dell’ateneo milanese. Dal 1984 – quando gli fu regalato il primo computer – ha tenuto i contatti con gli ambienti hacker nazionali e internazionali, incontrandone gli esponenti e studiandone l’evoluzione. Ha dedicato a quegli anni un saggio (Hacker – Il richiamo della libertà, Marsilio 2011) e un thriller (L’ultimo hacker, Marsilio 2012). Avvocato e pubblicista, è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Modena e dottore di ricerca presso l’Università di Bologna.








LA DONNA CHE MORI' DUE VOLTE

di Leif GW Persson






Un pomeriggio di luglio il piccolo Edvin, dieci anni, suona alla porta del commissario Bäckström, suo vicino di casa, nonché suo idolo. Durante un’escursione in solitaria, invece dei funghi che stava cercando, sull’isola disabitata dove è stato depositato dal suo capo scout ha trovato un teschio umano con un foro di pallottola ben visibile sulla tempia. Per l’investigatore più furbo e cialtrone dell’intero corpo di polizia svedese si tratta di un importante ritrovamento dai chiari risvolti polizieschi: non resta che mettere in moto la sua fidata squadra per far luce su quello che ha tutta l’aria di essere un caso di omicidio. I primi riscontri riservano però una sorpresa: la vittima in questione risulta morta in Thailandia dodici anni prima, nello tsunami del dicembre 2004, il funerale celebrato, le ceneri disperse. A questo punto, la domanda diventa di ordine quasi filosofico: si può morire due volte? Dopo un’indagine in cui ricostruire la storia raccontata dalle tracce si rivela particolarmente complicato, Evert Bäckström dimostrerà di avere ancora il solito fiuto. E per una volta, in modo del tutto inaspettato, anche un cuore.






Leif GW Persson docente di criminologia e profiler, insegna alla Scuola nazionale di polizia a Stoccolma ed è stato consulente del ministero di Giustizia e dei servizi segreti svedesi. I suoi polizieschi, pubblicati in venti paesi, hanno ricevuto tutti i premi più importanti destinati alla narrativa di genere, dal prestigioso Glass Key al Premio dell’Accademia svedese del poliziesco. La donna che morì due volte è il quarto episodio della serie dedicata al commissario Evert Bäckström, da cui è stata tratta una fiction televisiva prodotta dalla Cbs.













L'ETA' DELL'ERRANZA. IL TURISMO DEL PROSSIMO DECENNIO

di Domenico De Masi






Come si è passati dal mese di ferie estivo del secolo scorso al continuo spostarsi di città in città senza mai smettere di lavorare grazie a voli low cost, Airbnb e treni ad alta velocità? Che impatto avrà il turismo sull’economia italiana nei prossimi anni e come dobbiamo prepararci ad accogliere in futuro un numero di persone sempre crescente? Disastri naturali, amori, guerre, smania di conquista o di fuga hanno spinto da sempre milioni di persone ad abbandonare anche per breve tempo la loro quotidianità per spostarsi in altri luoghi. Ma come ci ricorda Domenico De Masi in questo ampio studio sul desiderio umano di viaggiare, se «la società industriale, quella che per due secoli ci ha accompagnato con ciminiere, catene di montaggio, centri direzionali […] separava nettamente i luoghi, i tempi e i modi per soddisfare il nostro istinto stanziale da quelli per soddisfare il nostro istinto nomade» il nostro presente iperconnesso e in costante evoluzione ha rimescolato le carte in tavola, facendoci diventare «nomadi anche quando restiamo seduti nella nostra stanza». Avvalendosi del contributo di numerosi analisti ed esperti di varie discipline, De Masi propone un quadro realistico delle sfide economiche e formative che l’Italia dovrà affrontare per rimanere una delle più importanti mete turistiche al mondo, di come il continuo scambio con altre culture rovescerà la nostra percezione degli altri e, soprattutto, del nostro modo di usare il tempo libero, di oziare e, quindi, di stare al mondo.





Domenico De Masi docente emerito di Sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma e già preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione presso lo stesso ateneo. Svolge attività di consulenza per organizzazioni pubbliche e private. Conferenziere internazionale e saggista, è autore di numerose pubblicazioni riguardanti la società postindustriale e la sociologia del lavoro. Da ultime: TAG. Le parole del tempo (2015), Una semplice rivoluzione. Lavoro, ozio, creatività: nuove rotte per una società smarrita (2016), Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati (2017) e Il lavoro nel xxi secolo (2018). Con Marsilio ha pubblicato Lavoro 2025. Il futuro dell’occupazione (e della disoccupazione) (2017).







LA DOTTA LIRA. OVIDIO E LA MUSICA

di Paolo Isotta






Il teatro musicale nasce nel nome di Ovidio e per cinque secoli si ispira a lui più che a ogni altro poeta. E così anche il Poema Sinfonico, la Sinfonia, la Sonata, il Concerto. Perché Ovidio è il più grande narratore del mito della storia dell’arte e la musica è il linguaggio privilegiato del mito. Per la prima volta un libro ricostruisce questo rapporto di amore che va da Poliziano a Richard Strauss passando per Monteverdi, Händel, Scarlatti, Bach, Haydn, Cherubini, Berlioz, Liszt, Offenbach e tanti altri.  

Ovidio morì duemila anni fa relegato da Augusto sul Mar Nero.  Non riuscì mai a comprenderne il perché. Forse Le Metamorfosi, il suo più ampio poema, spaventarono il Principe: ispirato com’è all’idea, modernissima, che nulla nell’universo è stabile, ma tutto dall’eternità muta e muterà. La materia incessantemente si trasforma, non è stata creata e non si distrugge. Gli dèi divengono uomini, gli uomini dèi, oppure animali, piante, aria, acqua: fiumi, laghi. Il poema è insieme il più grande racconto del mito, di tutti i miti, che la letteratura abbia mai tentato. Nessun poeta, nemmeno Omero e Virgilio, ha tanto ispirato la pittura e la scultura. Ma la dotta lira ha creato musica, da Poliziano a Strauss, attraverso Monteverdi, Cavalli, Scarlatti, Bach, Händel, Pergolesi, Porpora, Dittersdorf, Haydn, Cherubini, Clementi, Berlioz, Liszt, Offenbach, Massenet, e tanti altri, più di ogni altra voce poetica: voce poi echeggiata e variata per l’ultima volta nel Novecento dall’arte di D’Annunzio. Il teatro musicale nasce nel nome di Ovidio, e nei secoli Opere, Drammi Musicali, Cantate, Sinfonie e Concerti traggono alimento dalla sua poesia; poi, dai grandi ritratti di donne eroiche, innamorate, fedeli, infedeli, abbandonate presenti nelleMetamorfosi e, con i loro Lamenti, nelle Eroidi; dalle favole del calendario pagano nel poema dei Fasti. Apollo, Dafne, Orfeo, Euridice, Arianna, Medea, Teseo, Giunone, Giove, Dioniso, Venere, Amore, Mercurio, Cibele, Latona, Diana, Morfeo, Persefone, Plutone, Pan, Ercole, Fetonte, Atteone, le Baccanti, Perseo, Galatea, Polifemo, Fedra, il Minotauro, Icaro, Glauco, Pigmalione, Danae, Semele, Marsia, Ulisse, sempre rinascono in note. Con loro le favole del Caos, della Notte, degli Inferi, dell’Olimpo, dell’origine dell’universo, del diluvio.  Questo libro racconta il mito nella metamorfosi della musica. 







Paolo Isotta
(Napoli, 1950) ha insegnato dal 1971 al 1994 Storia della Musica al Conservatorio di Torino, poi a quello di Napoli. Dal 1974 ha esercitato la critica musicale: per cinque anni a Il Giornale e trentacinque anni al Corriere della Sera. Le sue opere principali sono: I diamanti della corona. Grammatica del Rossini napoletano (1974), Dixit Dominus Domino meo: struttura e semantica in Händel e Vivaldi (1980), Il ventriloquo di Dio. Thomas Mann: la musica nell’opera letteraria (1983), Victor De Sabata: un compositore (1992), La virtù dell’elefante: la musica, i libri, gli amici e San Gennaro (Marsilio, 2014), Altri canti di Marte (Marsilio, 2015), Les Vêpres siciliennes: Verdi e il trionfo dell’amor paterno (Zagabria, 2015), Otello: Shakespeare, Napoli, Rossini (Napoli, 2016), Paisiello e il mito di Fedra(Napoli, 2016), Jérusalem: Verdi et la persécution de l’honneur (Liegi, 2017), Il canto degli animali. I nostri fratelli e i loro sentimenti in musica e poesia (Marsilio, 2017). Nel 2017 gli è stato attribuito il Premio Isaiah Berlin alla carriera. È iscritto al Partito radicale, all’associazione “Luca Coscioni”, alla Lipu e al WWF. 













AMORI E CATASTROFI

di Claire Dederer






Da ragazza a Seattle nei primissimi anni Novanta, Claire Dederer non si faceva mancare niente: fiumi di birra, rock, acidi e – parole sue – un’attività sessuale da coniglio. Il tutto accompagnato da sensazioni di sbandamento e disagio tardoadolescenziali. Due decenni dopo, grazie all’impegno e alla disciplina, si trasforma nella donna di quarantaquattro anni che è oggi: scrittrice di successo, moglie fedele, madre “sopra la media” – insomma, un’adulta a tutti gli effetti. Finché un giorno, mentre il marito è via per lavoro, si ritrova catapultata nuovamente nelle smanie della giovinezza, pervasa dallo stesso spleen che all’epoca la spingeva in cerca di avventure. La ragazzaccia edonista di un tempo è tornata? Oppure non era mai sparita del tutto? Man mano che la scopre, l’autrice raccoglie «l’essenza cartacea della vita»: pagine strappate dai diari, scatole piene di lettere e album di fotografie, che tesse insieme agli episodi più vividi della sua maturità messa a nudo. Ne risulta un romanzo autobiografico, coraggioso e sincero, che prova a riconciliare la ragazzina di ieri con la donna di oggi. Amore e catastrofi è un bilancio sagace, pungente, ma anche ironico, e certo squisitamente femminile, di quel momento cruciale nel rapporto con la sessualità che è l’età di mezzo.





Claire Dederer
 saggista, critica letteraria e reporter americana, collabora con il New York Times e scrive per autorevoli riviste, tra cui The Atlantic, The Paris Review, Vogue, The Nation, New York Magazine. Vive con la famiglia a Bainbridge Island, un’isola vicino a Seattle. Nel 2016 Sonzogno ha pubblicato il suo precedente memoir, Il cane a testa in giù – Le 23 posizioni di yoga che mi hanno cambiato la vita.


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