Respiro Readers
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l'uscita di un romanzo
di
Guido Anselmi.
Guido Anselmi nasce a Vibo Valentia nel 1972, è laureato in ingegneria e vive sulle sponde del Lago Maggiore. Ha vinto la trentanovesima edizione del premio WMI, indetto dalla rivista Writers Magazine Italia.
Ha pubblicato diversi racconti sulla WMI, sullo speciale Science Fiction numero 37 e nelle raccolte 365 Racconti per un anno di Delos Digital.
È autore del romanzo breve La professoressa di matematica, pubblicato da Delos Digital.
l'uscita di un romanzo
di
Guido Anselmi.
TITOLO: All you can eat
AUTORE: Guido Anselmi
CASA EDITRICE: Delos Digital
COLLANA: Passione Criminale
DATA USCITA: 24 Aprile 2018
Cosa siamo disposti ad accettare pur di sentirci amati? L'esordio di una nuova collana in cui amore, passione e crimine si confondono come in un efferato caso di cronaca nera...
In un mondo di uomini che stentano a diventare adulti, un affascinante ristoratore entra nella vita di Marina. Un uomo deciso e virile, che sa sorprenderla e proteggerla, rendendo ogni giornata un'avventura da vivere sino in fondo. La persona ideale per una ragazza forte e determinata, il compagno con cui costruire un futuro insieme. Però, lui vuole un futuro dove Marina esista solo per lui. Quando la ragazza inizia ad affermarsi sul lavoro, la gelosia dell'uomo esplode in tutta la sua brutalità. Le parole di tenera complicità diventano insulti e svalutazioni, per poi trasformarsi in minacce e violenza. Fino a quando Marina sarà costretta a scegliere: lottare per cercare di cambiarlo o perderlo per sempre?
In un mondo di uomini che stentano a diventare adulti, un affascinante ristoratore entra nella vita di Marina. Un uomo deciso e virile, che sa sorprenderla e proteggerla, rendendo ogni giornata un'avventura da vivere sino in fondo. La persona ideale per una ragazza forte e determinata, il compagno con cui costruire un futuro insieme. Però, lui vuole un futuro dove Marina esista solo per lui. Quando la ragazza inizia ad affermarsi sul lavoro, la gelosia dell'uomo esplode in tutta la sua brutalità. Le parole di tenera complicità diventano insulti e svalutazioni, per poi trasformarsi in minacce e violenza. Fino a quando Marina sarà costretta a scegliere: lottare per cercare di cambiarlo o perderlo per sempre?
Il
cinese incrociò le mani sulla scrivania e la fissò con un sorriso,
Marina si mosse sulla sedia cercando di esibire un'aria disinvolta.
–
E
così, vuoi lavorare nel mio ristorante.
–
Lei
è il proprietario?
–
Del
Sapporo, del Kioto e del Wen. Tutti e tre miei.
Marina
iniziò a cercare nella borsa per sottrarsi al suo sguardo fisso. –
Il mio curriculum.
Il
cuoco lo afferrò e gli diede un'occhiata distratta, soffermandosi
solo sui dati anagrafici, prima di lanciarlo su un lato della
scrivania.
–
Ti
chiami Marina – disse, scandendo ogni lettera e continuando a
fissarla. – Io sono Wei.
–
Piacere
– Marina fu tentata per un attimo di allungare la mano, ma il gesto
le apparve in qualche modo ridicolo.
–
Chi
è Marina? – chiese Wei.
–
Mi
sono laureata con lode in Filologia Moderna, con una sessione di
anticipo in realtà, e adesso non riesco a pagarmi le spese –
concluse con un sorriso di orgoglio misto a imbarazzo.
–
Non
chiesto cosa hai fatto, io voglio sapere: chi sei?
–
Guardi
signor Wei, se è preoccupato che non sappia fare questo lavoro, le
dico subito che non ho nessun problema e non lo considero affatto
degradante.
L'uomo
scosse la testa, il sorriso accogliente fu sostituito da
un'espressione indecifrabile.
Marina
si mosse a disagio sulla sedia.
–
Allora?
–
Mi
scusi?
–
Chi
è Marina?
–
Non
capisco. Cosa vuole sapere?
–
Va
bene, pensaci e se trovi giusta parola, torna. – Wei fece per
alzarsi.
–
Voglio
lavorare per non chiedere soldi a mio padre, è una descrizione
sufficiente per l'alto profilo che sta ricercando? – Marina sentì
nella voce tutta la rabbia che quell'atteggiamento le stava tirando
fuori.
–
Molti
studenti vengono a mangiare da me; ascolto loro discorsi e non mi
sembra che hanno problemi a spendere i soldi dei genitori.
Marina
si strinse nelle spalle. – Non mi riguarda come vivono gli altri.
–
Tuoi
genitori non ti vogliono più?
–
Sono
io che morirei a tornare a vivere insieme a loro. Casalmaggiore è un
piccolo centro, e casa mia la vivrei come una prigione, se vuole
scusarmi la melodrammaticità. – Marina incrociò le braccia sul
petto, cominciava a sentirsi stufa di quell'interrogatorio.
–
Tuo
padre uomo cattivo?
–
Non
si faccia strane idee, non mi ha mai picchiata o cose del genere.
–
Però
non vuoi suo denaro, tu forse troppo orgogliosa?
–
Voglio
avere una vita mia, senza rendere conto di quello che faccio. – Lo
sguardo di Marina si perse sulle foto alle pareti. – Arriva sempre
il momento in cui l'affetto dei genitori diventa una zavorra che
impedisce di crescere. Lei non crede?
–
Tua
motivazione è quindi fare a meno di aiuto di tua famiglia? Tutto
qua?
–
Senta,
in tutta sincerità, fare la cameriera non è il sogno della mia
vita. Se vuole prendermi, lavorerò sodo e senza tirarmi indietro,
fin quando non troverò qualcosa in campo editoriale. Altrimenti,
amici come prima.
–
E
qual è allora?
–
Qual
è cosa?
–
Il
tuo sogno.
Marina
si passò le mani sui capelli, tirandoli all'indietro sulla fronte. –
Voglio scrivere – sussurrò.
–
Scrivere
cosa?
–
Saggistica
– l'espressione della ragazza si fece sognante. – Ad esempio mi
piacerebbe tanto raccontare il mondo descritto da Pennac.
–
Chi
è?
Marina
si aprì in un sorriso. – É uno scrittore, anzi per me è lo
scrittore. Adoro tutti i suoi libri; sotto la superficie di storie
semplici, scritte con linguaggio comune, è possibile trovare
moltissimi significati nascosti.
–
Vuoi
scrivere libro che parla di altri libri?
–
Voglio
condividere le emozioni e le scoperte che Pennac mi ha regalato.
Vide
Wei scoppiare in una risata baritonale, piegando la testa
all'indietro. Il genere di risata contagiosa, se non fosse che stava
ridendo di lei.
–
Tu
credi di trovare risposte sul significato di vita in pagine di libri?
– le chiese.
–
Nelle
pagine dei maestri, certamente sì. Lei non ha avuto bisogno di guide
e istruttori, forse? L'ha imparato da solo il suo Kento?
Wei
picchiò il pugno sul tavolo. – K-E-N-D-O!
Di
fronte alla collera improvvisa che era comparsa sul suo volto, Marina
rimase sbalordita.
Wei
la fissò con occhi spiritati
per qualche secondo. – Tu ti muovi male. Perché cammini così?
Marina
si sentì come colpita da un pugno in faccia. – Un incidente di
tanto tempo fa, ma adesso sto bene, non ho più nessun problema.
–
Che
incidente?
–
Non
vedo cosa c'entri questo, sono fatti miei e non mi piace parlarne.
Wei
la fissò negli occhi. – Tu non vuoi lavorare per me – disse con
tono duro.
Marina
si piantò le unghie nei palmi, che diavolo voleva quel cinese? –
Sono qui per fare la cameriera, non per parlare del mio passato.
–
Che
incidente?
Marina
prese un profondo respiro, poi iniziò a parlare veloce. – Mio
cugino Giancarlo, cugino in seconda, aveva una moto, una Cagiva Mito
125, quella che somigliava in piccolo alla Ducati 916, ha presente?
Wei
ignorò il sarcasmo. – Continua.
–
Il
giorno che compii tredici anni, Giancarlo mi offrì un passaggio a
casa. Lui era alto e bello, tutte le ragazzine gli morivano dietro
all'epoca. Anche se eravamo lontani parenti, fui lusingata di
quell'invito, avrei potuto vantarmene con tutte le compagne di
scuola.
–
E
cosa successe?
–
Pioveva
forte, Giancarlo guidava spericolato. Io avevo tantissima paura, ma
stavo zitta per non fare la figura della bambinetta. Eravamo quasi
arrivati, casa mia si trova in una strada stretta, dove le macchine
sostano su entrambi i lati. Una Fiat uscì dal parcheggio senza
mettere la freccia e senza accorgersi di noi. Era una Panda marrone,
con un adesivo Radio Deejay incollato sul paraurti posteriore.
Marina
si fermò per riprendere fiato, Wei la fissava senza batter ciglio.
–
Giancarlo
scartò sulla sinistra, riuscimmo a evitare la macchina, ma per la
velocità e per l'asfalto bagnato perse il controllo. Andammo a
sbattere contro un camioncino parcheggiato sull'altro lato della
strada. Lui se la cavò con un braccio rotto, io rimasi incastrata
nelle lamiere del cassone.
Wei
si alzò e prese una bottiglia da un piccolo frigobar. – Acqua e
zenzero – disse, riempiendo un bicchiere con un liquido chiaro.
Marina
mandò giù in un solo sorso, aveva un ottimo sapore. – Fui operata
quattro volte, feci un anno e mezzo di fisioterapia, ma alla fine la
gamba destra rimase tre centimetri più corta dell'altra. Va bene
adesso? – Fissò Wei, con aria di sfida.
–
Cosa
provi quando tu tornavi a scuola?
–
Che
razza di domanda. Lei come mi sarebbe sentito al mio posto?
–
Mia
gamba è lunga uguale, ho chiesto a te.
–
Mi
sentivo un mostro, mi vergognavo di camminare davanti ai miei
compagni. Ero sempre la prima ad arrivare in classe, così potevo
sedermi al banco senza farmi vedere da nessuno. E quando suonava
l'ultima campanella, aspettavo che tutti fossero usciti, prima di
alzarmi.
–
Tuoi
compagni ti scherzavano?
–
Pensavo
che avessero pietà di me, e li odiavo per quello. Per tre anni non
uscii mai di casa; saltai tutte le feste, le pizzate di fine anno, le
riunioni per studiare insieme alle altre. Stavo sempre sola; quando
diedi il primo bacio, avevo diciassette anni. – Si alzò di scatto
e afferrò la borsa, con il viso rigato di lacrime. – É
soddisfatto?
–
Siediti
– ordinò Wei, con voce bassa, carica di autorità.
Marina
obbedì, Wei le porse un fazzoletto di seta e le indicò di
asciugarsi il viso. Quando lo avvicinò, Marina lo sentì intriso di
un profumo molto forte da uomo, tutt'altro che sgradevole.
–
É
quel ragazzo senza muscoli il tuo fidanzato?
–
Come
fa a ricordarselo?
–
Osservo
quello che succede, e ricordo quello che mi interessa.
–
No,
è solo un amico.
–
Bene,
lui non adatto a te, uomo senza sangue, castrato da genitori troppo
protettivi, come tanti altri che vedo.
–
Non
sapevo che i cuochi di sushi fossero anche esperti di psicanalisi.
Wei
ignorò la battuta. – Sei assunta, ti do settecento euro al mese,
devi lavorare ogni sera da diciotto a ventitré, tranne lunedì che
siamo chiusi. Cominci domani.
Guido Anselmi nasce a Vibo Valentia nel 1972, è laureato in ingegneria e vive sulle sponde del Lago Maggiore. Ha vinto la trentanovesima edizione del premio WMI, indetto dalla rivista Writers Magazine Italia.
Ha pubblicato diversi racconti sulla WMI, sullo speciale Science Fiction numero 37 e nelle raccolte 365 Racconti per un anno di Delos Digital.
È autore del romanzo breve La professoressa di matematica, pubblicato da Delos Digital.
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