giovedì 10 maggio 2018

Segnalazione Romanzo - ALL CAN EAT ( Passione Criminale ) di Guido Anselmi









Respiro Readers

vi segnalo 

l'uscita di un romanzo 

di

Guido Anselmi.








TITOLO: All you can eat

AUTORE: Guido Anselmi

CASA EDITRICE: Delos Digital

COLLANA: Passione Criminale

DATA USCITA: 24 Aprile 2018





Cosa siamo disposti ad accettare pur di sentirci amati? L'esordio di una nuova collana in cui amore, passione e crimine si confondono come in un efferato caso di cronaca nera...

In un mondo di uomini che stentano a diventare adulti, un affascinante ristoratore entra nella vita di Marina. Un uomo deciso e virile, che sa sorprenderla e proteggerla, rendendo ogni giornata un'avventura da vivere sino in fondo. La persona ideale per una ragazza forte e determinata, il compagno con cui costruire un futuro insieme. Però, lui vuole un futuro dove Marina esista solo per lui. Quando la ragazza inizia ad affermarsi sul lavoro, la gelosia dell'uomo esplode in tutta la sua brutalità. Le parole di tenera complicità diventano insulti e svalutazioni, per poi trasformarsi in minacce e violenza. Fino a quando Marina sarà costretta a scegliere: lottare per cercare di cambiarlo o perderlo per sempre?




Il cinese incrociò le mani sulla scrivania e la fissò con un sorriso, Marina si mosse sulla sedia cercando di esibire un'aria disinvolta.
E così, vuoi lavorare nel mio ristorante.
Lei è il proprietario?
Del Sapporo, del Kioto e del Wen. Tutti e tre miei.
Marina iniziò a cercare nella borsa per sottrarsi al suo sguardo fisso. – Il mio curriculum.
Il cuoco lo afferrò e gli diede un'occhiata distratta, soffermandosi solo sui dati anagrafici, prima di lanciarlo su un lato della scrivania.
Ti chiami Marina – disse, scandendo ogni lettera e continuando a fissarla. – Io sono Wei.
Piacere – Marina fu tentata per un attimo di allungare la mano, ma il gesto le apparve in qualche modo ridicolo.
Chi è Marina? – chiese Wei.
Mi sono laureata con lode in Filologia Moderna, con una sessione di anticipo in realtà, e adesso non riesco a pagarmi le spese – concluse con un sorriso di orgoglio misto a imbarazzo.
Non chiesto cosa hai fatto, io voglio sapere: chi sei?
Guardi signor Wei, se è preoccupato che non sappia fare questo lavoro, le dico subito che non ho nessun problema e non lo considero affatto degradante.
L'uomo scosse la testa, il sorriso accogliente fu sostituito da un'espressione indecifrabile.
Marina si mosse a disagio sulla sedia.
Allora?
Mi scusi?
Chi è Marina?
Non capisco. Cosa vuole sapere?
Va bene, pensaci e se trovi giusta parola, torna. – Wei fece per alzarsi.
Voglio lavorare per non chiedere soldi a mio padre, è una descrizione sufficiente per l'alto profilo che sta ricercando? – Marina sentì nella voce tutta la rabbia che quell'atteggiamento le stava tirando fuori.
Molti studenti vengono a mangiare da me; ascolto loro discorsi e non mi sembra che hanno problemi a spendere i soldi dei genitori.
Marina si strinse nelle spalle. – Non mi riguarda come vivono gli altri.
Tuoi genitori non ti vogliono più?
Sono io che morirei a tornare a vivere insieme a loro. Casalmaggiore è un piccolo centro, e casa mia la vivrei come una prigione, se vuole scusarmi la melodrammaticità. – Marina incrociò le braccia sul petto, cominciava a sentirsi stufa di quell'interrogatorio.
Tuo padre uomo cattivo?
Non si faccia strane idee, non mi ha mai picchiata o cose del genere.
Però non vuoi suo denaro, tu forse troppo orgogliosa?
Voglio avere una vita mia, senza rendere conto di quello che faccio. – Lo sguardo di Marina si perse sulle foto alle pareti. – Arriva sempre il momento in cui l'affetto dei genitori diventa una zavorra che impedisce di crescere. Lei non crede?
Tua motivazione è quindi fare a meno di aiuto di tua famiglia? Tutto qua?
Senta, in tutta sincerità, fare la cameriera non è il sogno della mia vita. Se vuole prendermi, lavorerò sodo e senza tirarmi indietro, fin quando non troverò qualcosa in campo editoriale. Altrimenti, amici come prima.
E qual è allora?
Qual è cosa?
Il tuo sogno.
Marina si passò le mani sui capelli, tirandoli all'indietro sulla fronte. – Voglio scrivere – sussurrò.
Scrivere cosa?
Saggistica – l'espressione della ragazza si fece sognante. – Ad esempio mi piacerebbe tanto raccontare il mondo descritto da Pennac.
Chi è?
Marina si aprì in un sorriso. – É uno scrittore, anzi per me è lo scrittore. Adoro tutti i suoi libri; sotto la superficie di storie semplici, scritte con linguaggio comune, è possibile trovare moltissimi significati nascosti.
Vuoi scrivere libro che parla di altri libri?
Voglio condividere le emozioni e le scoperte che Pennac mi ha regalato.
Vide Wei scoppiare in una risata baritonale, piegando la testa all'indietro. Il genere di risata contagiosa, se non fosse che stava ridendo di lei.
Tu credi di trovare risposte sul significato di vita in pagine di libri? – le chiese.
Nelle pagine dei maestri, certamente sì. Lei non ha avuto bisogno di guide e istruttori, forse? L'ha imparato da solo il suo Kento?
Wei picchiò il pugno sul tavolo. – K-E-N-D-O!
Di fronte alla collera improvvisa che era comparsa sul suo volto, Marina rimase sbalordita.
Wei la fissò con occhi spiritati per qualche secondo. – Tu ti muovi male. Perché cammini così?
Marina si sentì come colpita da un pugno in faccia. – Un incidente di tanto tempo fa, ma adesso sto bene, non ho più nessun problema.
Che incidente?
Non vedo cosa c'entri questo, sono fatti miei e non mi piace parlarne.
Wei la fissò negli occhi. – Tu non vuoi lavorare per me – disse con tono duro.
Marina si piantò le unghie nei palmi, che diavolo voleva quel cinese? – Sono qui per fare la cameriera, non per parlare del mio passato.
Che incidente?
Marina prese un profondo respiro, poi iniziò a parlare veloce. – Mio cugino Giancarlo, cugino in seconda, aveva una moto, una Cagiva Mito 125, quella che somigliava in piccolo alla Ducati 916, ha presente?
Wei ignorò il sarcasmo. – Continua.
Il giorno che compii tredici anni, Giancarlo mi offrì un passaggio a casa. Lui era alto e bello, tutte le ragazzine gli morivano dietro all'epoca. Anche se eravamo lontani parenti, fui lusingata di quell'invito, avrei potuto vantarmene con tutte le compagne di scuola.
E cosa successe?
Pioveva forte, Giancarlo guidava spericolato. Io avevo tantissima paura, ma stavo zitta per non fare la figura della bambinetta. Eravamo quasi arrivati, casa mia si trova in una strada stretta, dove le macchine sostano su entrambi i lati. Una Fiat uscì dal parcheggio senza mettere la freccia e senza accorgersi di noi. Era una Panda marrone, con un adesivo Radio Deejay incollato sul paraurti posteriore.
Marina si fermò per riprendere fiato, Wei la fissava senza batter ciglio.
Giancarlo scartò sulla sinistra, riuscimmo a evitare la macchina, ma per la velocità e per l'asfalto bagnato perse il controllo. Andammo a sbattere contro un camioncino parcheggiato sull'altro lato della strada. Lui se la cavò con un braccio rotto, io rimasi incastrata nelle lamiere del cassone.
Wei si alzò e prese una bottiglia da un piccolo frigobar. – Acqua e zenzero – disse, riempiendo un bicchiere con un liquido chiaro.
Marina mandò giù in un solo sorso, aveva un ottimo sapore. – Fui operata quattro volte, feci un anno e mezzo di fisioterapia, ma alla fine la gamba destra rimase tre centimetri più corta dell'altra. Va bene adesso? – Fissò Wei, con aria di sfida.
Cosa provi quando tu tornavi a scuola?
Che razza di domanda. Lei come mi sarebbe sentito al mio posto?
Mia gamba è lunga uguale, ho chiesto a te.
Mi sentivo un mostro, mi vergognavo di camminare davanti ai miei compagni. Ero sempre la prima ad arrivare in classe, così potevo sedermi al banco senza farmi vedere da nessuno. E quando suonava l'ultima campanella, aspettavo che tutti fossero usciti, prima di alzarmi.
Tuoi compagni ti scherzavano?
Pensavo che avessero pietà di me, e li odiavo per quello. Per tre anni non uscii mai di casa; saltai tutte le feste, le pizzate di fine anno, le riunioni per studiare insieme alle altre. Stavo sempre sola; quando diedi il primo bacio, avevo diciassette anni. – Si alzò di scatto e afferrò la borsa, con il viso rigato di lacrime. – É soddisfatto?
Siediti – ordinò Wei, con voce bassa, carica di autorità.
Marina obbedì, Wei le porse un fazzoletto di seta e le indicò di asciugarsi il viso. Quando lo avvicinò, Marina lo sentì intriso di un profumo molto forte da uomo, tutt'altro che sgradevole.
É quel ragazzo senza muscoli il tuo fidanzato?
Come fa a ricordarselo?
Osservo quello che succede, e ricordo quello che mi interessa.
No, è solo un amico.
Bene, lui non adatto a te, uomo senza sangue, castrato da genitori troppo protettivi, come tanti altri che vedo.
Non sapevo che i cuochi di sushi fossero anche esperti di psicanalisi.
Wei ignorò la battuta. – Sei assunta, ti do settecento euro al mese, devi lavorare ogni sera da diciotto a ventitré, tranne lunedì che siamo chiusi. Cominci domani.




Guido Anselmi nasce a Vibo Valentia nel 1972, è laureato in ingegneria e vive sulle sponde del Lago Maggiore. Ha vinto la trentanovesima edizione del premio WMI, indetto dalla rivista Writers Magazine Italia.
Ha pubblicato diversi racconti sulla WMI, sullo speciale Science Fiction numero 37 e nelle raccolte 365 Racconti per un anno di Delos Digital.
È autore del romanzo breve La professoressa di matematica, pubblicato da Delos Digital.



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