venerdì 15 febbraio 2019

Blog Tour - TAPPA PERSONAGGI - DELLA VITA UN SOGNO di Roberta Bramante









Respiro Readers

partecipiamo al Blog Tour

del romanzo dell'autrice italiana Roberta Bramante.

Ecco a voi la Tappa dedicata ai personaggi.










TITOLO: Della vita un sogno

AUTRICE: Roberta Bramante

CASA EDITRICE: WritersEditor

GENERE: Narrativa

PAGINE: 144

DATA USCITA: 1 Novembre 2018






Quando sale su un palcoscenico, Laura si sente alla stregua di una divinità, animata da una scintilla luminosa e rovente. Ha talento e passione. Anche se schiva e fisicamente esile, custodisce dentro l’involucro diafano del suo corpo, un grande sogno che la rende sicura e forte. Non ha dubbi riguardo al suo futuro, vuole imparare a recitare e diventare un’attrice.
Dall’Italia si trasferisce a Parigi, fin quando qualcosa di spiacevole interrompe bruscamente il suo sogno.




"Della vita un sogno" è un libro che parla di rinascita e di sogni, di cadute e risalite, di amore e d'amicizia, di come trasformare la sofferenza in opportunità















Aveva iniziato a studiare recitazione all’Accademia di Arte Drammatica. Aveva successivamente affinato la sua preparazione con registi di grande spessore. Si sforzò duramente per migliorare e perfezionare il suo talento e la tecnica, ma al di là di tutto, c’era stata una parte di lui che non si accontentava, che lo spingeva  a perseguire il successo. Era fortemente ambizioso e senza rendersene conto, perse il controllo della sua vita. Incominciò ad accettare compromessi per ottenere sempre maggiore visibilità. Mise da parte il teatro per concentrarsi di più sul cinema e sulla TV. Nulla avrebbe fermato la sua ascesa, il suo desiderio di ribalta. Prese ruoli secondari per produzioni di bassa levatura e anche grazie alla sua avvenenza fisica riuscì a ottenere una fase di momentanea celebrità. Quel successo effimero tuttavia non durò molto. Ben presto, il suo nome e il suo volto furono dimenticati, sostituiti con nuovi attori.
I fallimenti del passato, la frustrazione, il senso di vuoto, erano riusciti a fermarlo, a farlo desistere per molto tempo, ma era arrivato finalmente il momento di riscattarsi, di rompere quelle etichette e intraprendere una strada nuova, più ripida e impervia, che lo avrebbe gratificato maggiormente, dato soddisfazioni autentiche.
Era ripartito da capo. Riprese a studiare duramente, a impegnarsi con assiduità. La sua mente divenne una fucina di idee, le sue competenze e la sua creatività lo spinsero a ideare un progetto teatrale, a cimentarsi come regista e drammaturgo. Desiderava ottenere nuovamente il successo sperato grazie al suo nuovo lavoro.




















Elisa era più spigliata, aperta, adorava essere circondata dagli amici. Anche a lei piaceva la musica, ma aveva iniziato a suonare il pianoforte più per spirito di emulazione che per una reale passione. Non si era mai impegnata tanto e i suoi profitti erano modesti, per questo motivo, soffriva nei confronti della sorella un complesso di inferiorità, si sentiva da meno agli occhi dei suoi genitori. 







Era convinta che l’unica cosa che le potesse dare delle soddisfazioni fosse il suo aspetto fisico. Usava il suo corpo da modella come rivincita verso Elena, decisamente meno bella e avvenente di lei.
Nelle relazioni umane aveva sempre avuto successo, molti corteggiatori, fidanzati, un folto gruppo di amici che la idolatravano ed era sicura che anche su Yann avrebbe avuto ascendente.
Quando Elisa conobbe il giovane docente durante il corso al Conservatorio, fu subito attratta dalla aria risoluta, dai modi desueti, informali, e dal particolare carisma del suo insegnante.”





“ In apparenza era sicura di sé, del suo aspetto fisico. Sapeva di essere bella e di piacere. Era prorompente ed estroversa. Si comportava come una amazzone ribelle, sembrava non avere paura di nessuno e di nulla e aveva avuto subito nei confronti di Laura un modo di fare protettivo e fraterno. Tuttavia da quando era subentrato l’interesse per Yann sentiva dentro una sottile gelosia. Non riusciva più ad essere sincera, non era in grado di impedire a se stessa di provare rabbia, risentimento, invidia. Si sentiva in colpa, non le piacevano quei sentimenti eppure non poteva comportarsi altrimenti.”

















Quando Laura parlava della sua passione, si illuminava, diventava carismatica e ipnotica, riusciva a catturare l’attenzione di chi l’ascoltava, superando quell’atteggiamento riservato, chiuso, vulnerabile che la caratterizzava solitamente.

L’uomo la fissava per studiarla. La ragazza aveva capelli castani, leggermente mossi e crespi, il viso decorato da piccole e sparute efelidi che facevano risaltare limpidi e profondi occhi verdi. Quando era contenta, mostrava un sorriso non del tutto perfetto. Yann riconobbe sul suo volto le stesse espressioni che lo avevano incuriosito la prima volta che la vide. Le sembrava una bizzarra creatura, un’aliena solitaria, isolata dal mondo, avvolta da una perenne nebulosa di pensieri e gli occhi a tratti melanconici, altri lucenti come le stelle nei cieli d’estate. C’era qualcosa di speciale che lo spingeva a poggiare su di lei il suo sguardo indagatore. Era l’atteggiamento sfuggente che generava curiosità, forse, oppure il suo sorriso. La conosceva appena, si erano scambiati qualche parola, i loro corpi si erano solo sfiorati, ma la fragranza pura e cristallina della ragazza lo avvolse inaspettatamente, scaldandolo di un calore che non provava da tanto.





































Yann Piaget era musicista e docente di storia della musica al Conservatoire National de Musique de Paris. Aveva poco più di trent'anni, ma appariva più maturo dell’età anagrafica. Era un tipo informale, non conforme all'etichetta della scuola, che invece sapeva di un “accademico sapore di vecchio”così la definiva. Anche il suo metodo didattico era alternativo, per questo veniva spesso criticato dai colleghi, mentre era osannato dai suoi studenti.






Appoggiò tra la spalla e la guancia sinistra il violino e con la mano destra teneva l'architetto, che passava delicatamente sulle corde scordate come una carezza delicata e risanatrice.

Doveva correggere il suono imperfetto, provare a sistemare le corde di budello, stringere o allentare i piroli che le tenevano sospese e con esse tentare di aggiustare se stesso, dando un senso al caos che gli ballava dentro.
Ogni stridio dello strumento era legato a un pensiero. Accordarlo, significava armonizzare una parte di sé alla frequenza perfetta e materna dell'universo.
Iniziò a suonare e con la musica si lasciò andare, senza più remore, a ciò che sentiva, al ricordo di una donna e al suo passato.
“Esiste ancora qualcosa in grado di emozionarmi, capace di farmi sentire ancora umano?”si chiese.
















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