Respiro Readers
partecipiamo al Blog Tour
del romanzo dell'autrice italiana Roberta Bramante.
Ecco a voi la Tappa dedicata ai personaggi.
TITOLO: Della vita un sogno
AUTRICE: Roberta Bramante
CASA EDITRICE: WritersEditor
GENERE: Narrativa
PAGINE: 144
DATA USCITA: 1 Novembre 2018
Quando
sale su un palcoscenico, Laura si sente alla stregua di una divinità,
animata da una scintilla luminosa e rovente. Ha talento e passione.
Anche se schiva e fisicamente esile, custodisce dentro l’involucro
diafano del suo corpo, un grande sogno che la rende sicura e forte.
Non ha dubbi riguardo al suo futuro, vuole imparare a recitare e
diventare un’attrice.
Dall’Italia
si trasferisce a Parigi, fin quando qualcosa di spiacevole interrompe
bruscamente il suo sogno.
"Della
vita un sogno" è un libro che parla di rinascita e di sogni, di
cadute e risalite, di amore e d'amicizia, di come trasformare la
sofferenza in opportunità
Aveva
iniziato a studiare recitazione all’Accademia di Arte Drammatica.
Aveva successivamente affinato la sua preparazione con registi di
grande spessore. Si sforzò duramente per migliorare e perfezionare
il suo talento e la tecnica, ma al di là di tutto, c’era stata una
parte di lui che non si accontentava, che lo spingeva a
perseguire il successo. Era fortemente ambizioso e senza rendersene
conto, perse il controllo della sua vita. Incominciò ad accettare
compromessi per ottenere sempre maggiore visibilità. Mise da parte
il teatro per concentrarsi di più sul cinema e sulla TV. Nulla
avrebbe fermato la sua ascesa, il suo desiderio di ribalta. Prese
ruoli secondari per produzioni di bassa levatura e anche grazie alla
sua avvenenza fisica riuscì a ottenere una fase di momentanea
celebrità. Quel successo effimero tuttavia non durò molto. Ben
presto, il suo nome e il suo volto furono dimenticati, sostituiti con
nuovi attori.
I
fallimenti del passato, la frustrazione, il senso di vuoto, erano
riusciti a fermarlo, a farlo desistere per molto tempo, ma era
arrivato finalmente il momento di riscattarsi, di rompere quelle
etichette e intraprendere una strada nuova, più ripida e impervia,
che lo avrebbe gratificato maggiormente, dato soddisfazioni
autentiche.
Era
ripartito da capo. Riprese a studiare duramente, a impegnarsi con
assiduità. La sua mente divenne una fucina di idee, le sue
competenze e la sua creatività lo spinsero a ideare un progetto
teatrale, a cimentarsi come regista e drammaturgo. Desiderava
ottenere nuovamente il successo sperato grazie al suo nuovo lavoro.
Elisa
era più spigliata, aperta, adorava essere circondata dagli amici.
Anche a lei piaceva la musica, ma aveva iniziato a suonare il
pianoforte più per spirito di emulazione che per una reale passione.
Non si era mai impegnata tanto e i suoi profitti erano modesti, per
questo motivo, soffriva nei confronti della sorella un complesso di
inferiorità, si sentiva da meno agli occhi dei suoi genitori.
Era
convinta che l’unica cosa che le potesse dare delle soddisfazioni
fosse il suo aspetto fisico. Usava il suo corpo da modella come
rivincita verso Elena, decisamente meno bella e avvenente di lei.
Nelle
relazioni umane aveva sempre avuto successo, molti corteggiatori,
fidanzati, un folto gruppo di amici che la idolatravano ed era sicura
che anche su Yann avrebbe avuto ascendente.
Quando
Elisa conobbe il giovane docente durante il corso al Conservatorio,
fu subito attratta dalla aria risoluta, dai modi desueti, informali,
e dal particolare carisma del suo insegnante.”
“ In
apparenza era sicura di sé, del suo aspetto fisico. Sapeva di essere
bella e di piacere. Era prorompente ed estroversa. Si comportava come
una amazzone ribelle, sembrava non avere paura di nessuno e di nulla
e aveva avuto subito nei confronti di Laura un modo di fare
protettivo e fraterno. Tuttavia da quando era subentrato l’interesse
per Yann sentiva dentro una sottile gelosia. Non riusciva più ad
essere sincera, non era in grado di impedire a se stessa di provare
rabbia, risentimento, invidia. Si sentiva in colpa, non le piacevano
quei sentimenti eppure non poteva comportarsi altrimenti.”
Quando
Laura parlava della sua passione, si illuminava, diventava
carismatica e ipnotica, riusciva a catturare l’attenzione di chi
l’ascoltava, superando quell’atteggiamento riservato, chiuso,
vulnerabile che la caratterizzava solitamente.
L’uomo
la fissava per studiarla. La ragazza aveva capelli castani,
leggermente mossi e crespi, il viso decorato da piccole e sparute
efelidi che facevano risaltare limpidi e profondi occhi verdi. Quando
era contenta, mostrava un sorriso non del tutto perfetto. Yann
riconobbe sul suo volto le stesse espressioni che lo avevano
incuriosito la prima volta che la vide. Le sembrava una bizzarra
creatura, un’aliena solitaria, isolata dal mondo, avvolta da una
perenne nebulosa di pensieri e gli occhi a tratti melanconici, altri
lucenti come le stelle nei cieli d’estate. C’era qualcosa di
speciale che lo spingeva a poggiare su di lei il suo sguardo
indagatore. Era l’atteggiamento sfuggente che generava curiosità,
forse, oppure il suo sorriso. La conosceva appena, si erano scambiati
qualche parola, i loro corpi si erano solo sfiorati, ma la fragranza
pura e cristallina della ragazza lo avvolse inaspettatamente,
scaldandolo di un calore che non provava da tanto.
Yann
Piaget era musicista e docente di storia della musica al
Conservatoire National de Musique de Paris. Aveva poco più di
trent'anni, ma appariva più maturo dell’età anagrafica. Era un
tipo informale, non conforme all'etichetta della scuola, che invece
sapeva di un “accademico sapore di vecchio”così la definiva.
Anche il suo metodo didattico era alternativo, per questo veniva
spesso criticato dai colleghi, mentre era osannato dai suoi studenti.
Appoggiò
tra la spalla e la guancia sinistra il violino e con la mano destra
teneva l'architetto, che passava delicatamente sulle corde scordate
come una carezza delicata e risanatrice.
Doveva
correggere il suono imperfetto, provare a sistemare le corde di
budello, stringere o allentare i piroli che le tenevano sospese e con
esse tentare di aggiustare se stesso, dando un senso al caos che gli
ballava dentro.
Ogni
stridio dello strumento era legato a un pensiero. Accordarlo,
significava armonizzare una parte di sé alla frequenza perfetta e
materna dell'universo.
Iniziò
a suonare e con la musica si lasciò andare, senza più remore, a ciò
che sentiva, al ricordo di una donna e al suo passato.
“Esiste
ancora qualcosa in grado di emozionarmi, capace di farmi sentire
ancora umano?”si chiese.
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