Respiro Readers
vi segnaliamo il romanzo
dell'autrice italiana Cristina Alessandro.
TITOLO: Innamorarsi è una follia socialmente accettabile
AUTRICE: Cristina Alessandro
CASA EDITRICE: Edizioni La Goccia
GENERE: Narrativa
PAGINE: 125
PREZZO EBOOK: 2.99
PREZZO CARTACEO: 10.20
DATA USCITA: Ottobre 2018
Una raccolta di racconti brevi in cui si spiano con occhi neutrali gli istinti primari che regolano i rapporti di coppia, si mettono a nudo fragilità, tormenti, disillusioni, paure e sogni di chi ancora, nonostante tutto, si abbandona al sentimento. Ognuno a modo suo, come può o riesce, perché nessuno è immune dalla fascinazione di una follia socialmente accettabile come l'amore.
Il
valore di un passo
L'amore
è passivo, si subisce, come la merda in testa da un piccione che
vola. Non puoi decidere di volerti innamorare e metterti a inseguire
i culi dei piccioni che volano.
Charles
Bukowski
Talvolta
basta davvero poco e il gioco è fatto. Bisogna solo riconoscere il
valore di un passo per ridestarsi dall’apatia. Compiere quel minimo
sforzo – in fondo un passo non costa niente – e opporsi alla
paralisi emotiva che svilisce ogni slancio. Barbara e Marco sono a un
punto morto. Il loro rapporto è quasi avvizzito. Manca il coraggio
necessario per guardarsi, gli occhi negli occhi, e cogliervi il
palese malessere. Devono solo ammettere che l’indifferenza li ha
contagiati e condannati a lenta agonia. Condividono poco insieme,
hanno smesso di ridere per le piccole cose. Quella complicità che
aveva reso magico il loro stare insieme di un tempo, svaporata come
d’incanto… Il passato amoroso di Barbara è deludente. Il triste
leitmotiv del fallimento ha condizionato i suoi precedenti rapporti
facendola sentire inadeguata. Quando si ha paura della solitudine, si
sa, c’è l’urgenza di colmare i vuoti scomodi col rischio di
incappare in probabili storie sbagliate, di commettere errori di
valutazione. Una rovinosa inclinazione a perseverare. All’inizio
Barbara amava illudersi che la vita a due fosse l’unica felice,
ignorando, invece, quanto fosse stupefacente anche il godersela da
single. Svegliarsi da soli, affrontare la giornata senza vincoli, in
piena libertà, pensando solo a sé e al proprio benessere… ma
bisogna essere forti e avere le palle, per riuscirci. Lei, invece,
non aveva ancora trovato delle risposte convincenti ai dubbi che la
mandavano in crisi. Se non sto bene con me stessa, se non mi amo
nemmeno io, come potrò mai trovare la persona giusta, che mi accetti
per come sono? rimuginava. Non so ancora bene chi sono e cosa voglio.
Si era stufata di inseguire amori impossibili, di addossarsi la colpa
di ogni rovinoso rapporto, conscia di quanto gli uomini sfruttino a
proprio uso e consumo la tipica attitudine femminile ad
autoaccusarsi. In realtà, lei non pretendeva nulla, convinta che
l’amore non andasse mendicato o reclamato. Dinnanzi a quel suo
essere accogliente oltre ogni limite, il partner di turno rimaneva
spiazzato, timoroso che tutta quella bontà gratuita mascherasse una
frustrazione trattenuta. Una fregatura bella e buona insomma, che
prima o poi avrebbe preteso un adeguato risarcimento, con gli
interessi, ovvio. «Non la prendere troppo sul serio, questa nostra
storia» le aveva comunicato dopo qualche uscita e del buon sesso
Giuseppe, l’ultimo uomo con cui stava. «Cosa intendi per non fare
sul serio? Che possiamo ritenerci liberi di uscire anche con altri e
scopare magari, senza alcun impegno?» Ecco, pensava lei, il
ritornello di sempre. Che cosa avrò mai di sbagliato se ad ogni
avventura si sentono in dovere di chiarire di non farmi illusioni?
«Barbara, mi spiace davvero, ma così non si può andare avanti. Lo
vedi anche tu no?» «Perché, ti sei stufato di me?» «Ma no, che
c’entra, tu sei perfetta, davvero. Sono io che non voglio darti la
mia parte peggiore, povera piccola. Devi trovare una persona che ti
sappia apprezzare, che ti ami per quello che vali. Mi raccomando, non
cambiare mai». «Certo, non cambiare mai, sei più unica che rara,
bla bla bla…» Eppure nessuno si vuole beccare una rarità di donna
come me. Tanto speciale da lasciarmi scappar via… Tutti quanti a
predicare quanto si meritasse di più, fino quando non toccava a loro
doverglielo dare, quel di più… Già, troppo comodo. Di fatto poi
erano sempre loro a subirne la seduzione, ammaliati dall’ anima
bella di Barbara, ardita e dolce al tempo stesso. Mettevano le mani
avanti per precauzione, per paura di innamorarsi di lei e della sua
contagiosa allegria. Ma il patatrac si verificava quasi sempre a
scoppio ritardato, quando oramai il legame era già stato reciso o
l’avevano scaricata e persa. Tutto ciò aveva del paradossale.
Barbara non sapeva spiegarsi come mai più chiariva di volere
relazioni sentimentali senza impegno, ma non occasionali, più pareva
non le credessero. Le cucivano addosso lo stereotipo dell’ingenua
sognatrice, della povera fessa che ancora confidava nel “per
sempre”, nei finali da “happy end”. Pur avendo appena raggiunto
la soglia dei quaranta, non temeva certo lo spauracchio della
“zitellaggine”. Forse non si era mai innamorata davvero. Aveva
bisogno di un uomo accanto a lei, questo va detto, ma per vivere una
storia tranquilla, senza pensare subito ad accasarsi, a diventare
madre. In effetti proprio quei ragazzi che all’inizio si erano
dichiarati refrattari a legami stabili, alla fine erano stati i primi
a capitolare, senza che Barbara avesse fatto nulla per manipolarli.
Talvolta, capitava che qualcuno si trovasse addirittura a dipendere
da lei, a non poterne più fare a meno. Il bello era che la donna non
immaginava affatto di avere un’influenza tale su di loro… Questo,
sia chiaro, non lo avrebbero ammesso per nulla al mondo, anche una
volta smascherati, nudi, impreparati a far fronte all’evidenza.
Barbara risultava irraggiungibile per via di quella struggente
tenerezza con cui accudiva il proprio uomo senza soffocarlo mai. Era
solita vegliarlo in punta di piedi, lieve ma acuta. Aveva ben chiaro
quanto la formae mentis maschile fosse differente da quella
femminile, e pertanto non vi si opponeva. Sarebbe stata una partita
persa a priori, dunque meglio fare buon viso a cattivo gioco… Aveva
anche intuito che l’unico modo per tenersi legato un uomo, era
proprio quello di lasciarlo libero. Libero di voler tornare da lei.
L’accettazione dell’altro, nel bene e nel male, era un suo
pregio, un dono raro, che veniva apprezzato solo dopo, quando ormai
era già rimpianto. Tutto questo rincorrersi, ferirsi, scappare via,
aveva lasciato sulla pelle di Barbara graffi profondi che bruciavano
ancora, a distanza di tempo. Gli insuccessi aderiscono come una
seconda pelle, e non te li scolli più. Non le rimaneva che gettarsi
a capofitto nel lavoro, proprio come un uomo. Negli ultimi tempi,
però, era insoddisfatta anche del suo incarico di accompagnatrice
turistica, professione che l’aveva elettrizzata agli esordi della
sua carriera. Adorava i continui viaggi, le diverse assegnazioni e il
caotico ricambio di volti e voci. Per lei era un perenne carnevale di
profumi, suoni, colori. Ma la noia quando morde subdola, si inocula
fetente come un virus che fiacca la volontà. Fu proprio mentre stava
mettendo in discussione tutta la sua vita, che le capitò un incontro
imprevisto, anzi, l’incontro che le avrebbe ridisegnato il futuro.
Il karma aveva un nome, Marco…
Appassionata
lettrice perseguo tenace il sogno di scrivere e di emozionare i
lettori con racconti ispirati alla vita di tutti i giorni.
Nel
2015 è uscita la mia prima raccolta di racconti “Una vita, tante
storie” edita da Marco Del Bucchia editore. Interessata ai viaggi
all’arte, alla kick boxe che pratico, ho frequentato uno stimolante
master di scrittura creativa, perché gli esami non finiscono mai.
Nata
a Milano, città in cui vivo, ho visto avvicendarsi cinquantaquattro
primavere insieme alla mia chiassosa famiglia.
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