Respiro Readers
vi segnalo il romanzo d'esordio
di
un'autrice italiana emergente,
Kateryna Strigo.
Una storia d'amore ambientata nella
terra affascinante della Russia.
TITOLO: Piccolograndeamore
AUTRICE: Kateryna Strigo
CASA EDITRICE: Self Publishing
GENERE: Romance
DATA USCITA: 15 Aprile 2018
Katia Volpato vive in Russia guadagnandosi la vita con due lavori. Lavoro n.1 sacro, come interprete per un'associazione che si occupa di adozioni internazionali di bambini. Lavoro n. 2 profano, come addetta ad un call center presso una hot-line per adulti. Una sera d'inverno, un incontro telefonico porta nella vita di Katia, Konstantin Kotov ex cecchino dell'esercito russo con un futuro da campione olimpionico, appassionato di armi da fuoco e cliente casuale che approda nel mondo delle hot-line per fare un semplice favore all'amico Anton. Tra i due nasce un coinvolgimento che presto li porterà al di là dell'etere dove muove i primi passi il desiderio che li spinge l'uno verso l'altra. Il loro primo incontro avverrà in un particolare momento di vita per entrambi. Un patto diabolico li legherà... Un patto ancor più diabolico li slegherà e il vile denaro apparirà come merce di scambio per una verginità inventata, un bambino da mettere al mondo dietro compenso e un altro, orfano, a cui Katia vuole arrivare ad ogni costo. Il suo Piccolograndeamore. Fin dove può spingersi Katia per amor suo? Che prezzo si può essere disposti a pagare per un bambino? I fantasmi del passato di Katia e Konstantin inseguiranno i personaggi in un romanzo a due voci, dove agli incontri telefonici, seguiranno quelli sotto le lenzuola e dove i colpi di scena arriveranno fino all'ultima pagina
Katia... «Accetto la tua proposta».
Il sorso di vino che stava per ingoiare gli va di traverso e quasi si strozza. Non muovo un dito. Direi che non se lo aspettava. Appoggia il calice e mi appare sorpreso dal mio sì. In realtà io lo sono più di lui, ma per fortuna non può vedere l'espressione che porto in volto. Dieci milioni di euro non mi possono sfuggire di mano.
Con una simile cifra sono certa che riuscirei a portare via Grisha dall’orfanotrofio anche pagandolo a peso d’oro.
«Sei vergine?», la domanda gli si strozza quasi in gola allo stronzo. Tutti i miei scrupoli di coscienza per la sua infermità sono stati inghiottiti in un solo colpo.
«Sì, lo sono». Mento con credibile spavalderia. Scettico? Fa bene.
L'espressione sul suo viso mi è impenetrabile.
«Dovrai sottoporti a visite mediche per dimostrare il tuo stato di verginità», mi sputa lì con un tono tagliente, quanto una lama appena affilata.
Non so quale entità maligna si sia impossessata di me, ma io voglio-quei-dieci-milioni.
«Sottoponimi il patto per iscritto. Lo valuterò e poi ti darò una risposta definitiva». Il mio tono è quello che si usa nelle transazioni commerciali: freddo e calcolato.
Il suo umore è cambiato. Ora il ghiaccio dei suoi occhi si riflette sull'espressione del suo viso. Il suo sorriso è sparito. Le risate di poco fa cancellate. La sua bocca sempre impudente e incantevole.
Apro la borsa e ci guardo dentro per vedere se mi è avanzato qualche vaffanculo da lasciargli come biglietto da visita, ma più prosaica ne estraggo un fazzolettino di carta e una penna, dove inizio a scrivere tremante e una volta terminato lo metto nella sua mano.
«Questo è l'indirizzo dove mi puoi trovare tutte le sere, tranne il venerdì dalle dieci alle due di notte».
Penso di non aver nient'altro da dire e molto a cui pensare. Questa serata ha preso una piega alquanto inaspettata. Lo guardo. Il viso inespressivo e non so cosa pensare, né di lui, né tanto meno di me.
Sono sconvolta dalla sua proposta e sono sconvolta dalla mia risposta.
«Tu mi darai un figlio?», mi chiede continuando a guardare fisso davanti a sé all'altezza del mio ombelico come fosse in stato di trans.
Perché mi appare così sconvolto? In fin dei conti non è quello che vuole?
«Sì!». Mi giro ed esco di scena.
Un unico pensiero chiaro in me.
Mio caro Compagno K. Non mi è ancora chiaro come, ma io ti fotterò.
Perché?
Perché i buoni vincono sempre. ... e tu sei l'orco cattivo.
Vive a Modena con la sua famiglia.
Lavora in un mondo fatto di numeri e sogna in un mondo fatto di parole.
Un sogno straordinario: scrivere.
Fin dai primi anni di scuola consegnava i temi agli insegnanti non nella speranza di un buon voto, ma nel desiderio di emozionare, pensando che scrivere fosse magia, ma essere letti commuovendo, turbando, divertendo e coinvolgendo, fosse puro incanto.
La fantasia è la freccia più appuntita nella sua faretra.
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