ORGANIZZATA A ROMA, IL 15
FEBBRAIO
UNA NUOVA PRESENTAZIONE
DEL ROMANZO DI GIULIANO FAGGIANI
ISPIRATO ALLA CULTURA
NIPPONICA :
E FA COMPRENDERE LA
SENSIBILITA’ ESTETICA DEL MONDO GIAPPONESE
INVITO
Giovedì 15 Febbraio 2018
Giulio Perrone Editore
Via Giovanni da Procida 30/32
Roma
Introduce: Tommaso Castellana
TITOLO: Sono lacrime gli occhi dei pesci
AUTOR: Giuliano Faggiani
CASA EDITRICE: L'Erudita - Giulio Perrone Editore
TRAMA:
Il romanzo racconta l’incontro tra due
personaggi con visioni diverse del mondo ma una stessa concezione
della bellezza e dei sentimenti: un medico giapponese e un’elegante
signora austriaca osservati in luoghi fisici che rappresentano anche
una geografia delle emozioni in quanto topoi
metonimici di culture e di sensibilità differenti. Più che
intrecciare una storia complessa ricca di contrasti e colpi di scena,
le vicende sono state raccontate prevalentemente con piani sequenza e
dissolvenze incrociate, privilegiando il linguaggio visivo per
evitare una descrizione “ideologica” delle differenze tra la
mentalità occidentale e la cultura giapponese che costituiscono il
substrato della vicenda. Anche per questo, la narrazione indugia
visivamente su figure di contorno, situazioni e comportamenti
emblematici del vivere tradizionale nipponico usando traslitterazioni
di ideogrammi che il testo rende immediatamente comprensibili senza
bisogno di un glossario.
Il racconto è diviso in tre parti.
La prima si svolge a Madrid, dove i due
personaggi s’incontrano per caso e, inconsapevolmente, si
confrontano per trascorrere la
distanza che li separa. Il
medico giapponese non ha ancora superato completamente il dolore per
la fine della relazione con una sua ex studentessa sordomuta con cui
scambiava il piacere di dipingersi rispettivamente degli ideogrammi
sulla pelle nuda, che era stato il motivo del suo allontanamento
temporaneo dal Giappone e ora sta tenendo un seminario sulla medicina
orientale in una Università spagnola da cui è stato invitato.
Un giorno resta affascinato dall’eleganza
di un’ospite austriaca che arriva nel suo stesso hotel, e che poi
gli capita di soccorrere allorché ella ha un mancamento davanti alla
tela della Guernica. Al giapponese sembra che la donna abbia un
comportamento un po’ ieratico che fa pensare a quello di una geisha
e, nel suo atteggiarsi e vestirsi, gli appare come uno spettacolo,
quasi un’opera d’arte vivente. Prova allora l’aspirazione di
“penetrare” nella fase di composizione
dell’opera d’arte della sua eleganza, e desidera di contemplare
la donna mentre si trucca e si abbiglia, senza nessuna intenzione
diversa dall’ammirazione estetica, e timidamente le chiede di
esaudire la sua fantasia. La donna, pur avendo colto perfettamente la
castità del suo desiderio, non può acconsentire poiché è in
partenza per l’Italia e il giapponese le dona, in segno di addio,
un libricino di haiku illustrato con delle incisioni.
La seconda parte descrive vicende che
avvengono, qui
e laggiù in
Giappone, con una concatenazione di richiami situazionali o meramente
visivi che intrecciano episodi lontani nello spazio e accostano
vicende vissute separatamente dai due personaggi in luoghi e contesti
molto distanti.
L’austriaca, in volo dalla Spagna per
Roma, dove concluderà la sua vacanza, conosce in aereo un siciliano
passionale che deciderà di fermarsi nel suo stesso albergo della
Città eterna e saprà corteggiarla con successo prima del suo
definitivo rientro in Austria.
La figurazione visiva dell’aeroporto di
Vienna consente di allacciarsi narrativamente all’aeroporto di
Madrid da cui il medico giapponese sta partendo per rientrare a
Kyoto, l’antica capitale,
dove ha scelto di vivere poiché si possono ancora incontrare, per
strada, giovani donne che indossano un kimono. Scopriamo la sua vita
di ogni giorno dalle sue abitudini e dalla descrizione della sua
casa. Lì ricordandosi del desiderio che gli aveva suscitato
l’elegante signora conosciuta a Madrid, chiede alla tenutaria di
una casa da tè di poter assistere alla vestizione di una geisha,
permesso che gli viene negato per la sacralità di quegli atti che
devono restare “separati”
dal mondo profano.
L’immagine della sontuosità degli
abiti della geisha rinvia agli abiti indossati dalla signora
austriaca che a casa sua, in quello stesso momento, sta scegliendo
nel suo guardaroba gli indumenti da portare con sé in Sicilia dove
trascorrerà un periodo di vacanza con il suo amico italiano
conosciuto in aereo che l’ha invitata ad Acitrezza. Qui ella
impatta la diffusa mentalità sessista di cui è impregnata la
cultura locale ma anche il suo ospite che, lontano dal suo ambiente
culturale, gli era apparso come persona diversa. Il panorama fisico e
antropico del posto la sconcerta, ma resta affascinata dalla violenza
incandescente dell’eruzione dell’Etna che ammira come fosse uno
spettacolo, notando il contrasto con la violenza inespressa che ha
riscontrato nella mentalità maschilista.
Anche in Giappone il paesaggio fisico è
caratterizzato dal Fusijama e dai fenomeni sismici che condizionano
la peculiare sensibilità dei suoi abitanti. Il medico giapponese
ripensa spesso alla signora austriaca conosciuta a Madrid: una sera
si chiede se lei, sempre così inappuntabile ed elegante, possa bere
una tazza di tè adagiata su un cuscino e inginocchiata sulle
ginocchia.
Costei, a migliaia di chilometri di
distanza, non solo fisica, si sta proprio inginocchiando per una
prestazione orale che le è stata imposta al suo amante, nel quale
ora si accorge di riscontrare la medesima concezione proprietaria
della donna che lei già aveva notato in quell’ambiente sociale.
Umiliata dalle prevaricazioni che sta subendo, fugge via sconvolta
ricordando la gentilezza rispettosa del medico giapponese conosciuto
a Madrid.
Questi, laggiù, ha ripreso la sua vita
che viene descritta con lievi tratti dai quali si evince, oltre al
suo modo di pensare, la sua peculiare sensibilità e la sua cura per
l’armonia e per la bellezza intesa come sentimento di
inpermanenza.
Recatosi a Tokyo per una conferenza, egli ha una storia sentimentale
con una giovane molto bella che, tuttavia, non riesce a suscitare in
lui il senso ambiguo del mistero di cui si nutre l’amore
estetico, che deve sempre
assumere l’evanescenza di un’opera musicale o di uno spettacolo
teatrale.
La terza parte s’inizia con un nuovo,
brevissimo e casuale incontro tra il medico giapponese e la donna
austriaca nell’area transiti dell’aeroporto di Parigi. Dopo una
lunga corrispondenza epistolare, il desiderio reciproco di rivedersi
li porta alla decisione di incontrarsi a Venezia dove soggiorneranno
per una settimana.
Il racconto assume quindi un diverso
ritmo perché, nell’ambiente liquido
di quella città dove due diverse culture si possono sciogliere l’una
nell’altra, il montaggio delle scene e dei richiami mnesici assume
un movimento ondeggiante ma proteso a
ritrovare la prossimità attraverso
episodi emblematici e indugi narrativi che preparano l’epilogo.
Il
progressivo accostamento tra la sensibilità dei due protagonisti e
tra il loro modo di concepire la vita e la morte, lo spazio e il
tempo, si compie e si disegna nella loro completa intesa fisica e
spirituale.
La metafora floreale, quindi, si scioglie
nella consapevolezza che la rosa e il crisantemo, due fiori di natura
diversa, possano essere piantati in una stessa aiuola o, recisi,
essere custoditi in uno stesso vaso se solo si ha cura di rispettare
gli accorgimenti per la loro ottimale conservazione che, in oriente,
sono espressi dalla saggezza del rito dell’ikebana.
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